Trasporti
Il Regno Unito corre sugli autobus a guida autonoma
Di Daniele Bernardi
La scorsa estate, il progetto CAVForth è sceso in pista e nel Regno Unito sono iniziati i primi test in strada dell’autobus autonomo. Si tratta di una tecnologia dotata di un livello di guida autonoma 4: nessun controllo durante il percorso, l’autobus fa tutto da solo, anche se è presente un autista per eventuali interventi di emergenza, oltre che un “Capitano” il cui compito è assistere i passeggeri nel corso del tragitto. La prima prova è avvenuta in Scozia, attraverso un percorso di circa 22km, ma a breve sono partiti tanti altri test in tutta la Gran Bretagna.
CAVForth è un progetto innovativo che vede coinvolte diverse realtà del settore assieme ad esperti ed accademie: Fusion Processing, Stagecoach, Alexander Dennis, Transport Scotland, Napier University e Bristol Robotics Lab. «Siamo felici di guidare il programma di autobus autonomi più complesso e ambizioso del mondo», si è così espresso Jim Hutchinson, CEO di Fusion Processing. «CAVForth fornirà un servizio utile alla popolazione locale oltre ad essere una grande dimostrazione della tecnologia dei veicoli automatizzati di Fusion. Gli autobus sono dotati di CAVstar, il nostro sistema di guida autonoma che combina hardware e software proprietari per creare autobus sicuri e di dimensioni standard, operanti a livello SAE 4. I test su strada rappresentano una pietra miliare entusiasmante e non vediamo l’ora di accogliere i passeggeri a bordo tra qualche mese».
Dopo il successo della prima prova, recentemente il progetto si è rinnovato e Fusion Processing Ltd ha annunciato l’arrivo di CAVForth2. La nuova fase intende estendere l’attuale percorso di 22 km – da Edimburgo a Fife – di altri 8 km circa, fino alla località di Dunfermline. Il costo di questo avanzamento non è irrisorio: sul piatto sono pronti 10,4 miliardi di sterline da investire in test del sistema a guida autonoma 4 su strade urbane.
Oltre le nuove sfide che si aprono per i veicoli di trasporto autonomi, l’azienda inglese punta anche a rinnovare i mezzi. I nuovi CAVstar vedranno un miglioramento nel motore che permetterà all’autobus di aumentare la propria capacità nel tempo, fino al trasporto di circa 10 mila passeggeri ogni settimana.
Secondo il Segretario per gli affari, l’energia e la strategia industriale Grant Shapps, l’industria dei veicoli autonomi potrebbe portare un ricavo per l’economia britannica di decine di miliardi di sterline, oltre che decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Ma veniamo al sodo, come funzionano questi autobus? Le vetture sono dotate di una fitta rete di apparecchiature tecnologiche: sensori, telecamere e radar, che forniscono dati in tempo reale ad un’intelligenza artificiale – il “nuovo autista”. Grazie a queste e ad altre informazioni – come meteo e condizioni del manto stradale – l’algoritmo è in grado di elaborare il viaggio più comodo ed efficiente. Tra i vantaggi nell’utilizzo di questi mezzi di trasporto c’è poi anche quello ambientale: i veicoli autonomi, infatti, sono capaci di limitare al massimo le emissioni di anidride carbonica ed altre scorie, in particolar modo in città.
Il 23 gennaio scorso, a Oxfordshire, è stato registrato un ulteriore successo: testando il primo servizio di autobus autonomo completamente elettrico. Si tratta di una flotta di autobus ad emissioni 0 che interessa tutta la regione di Didcot, dove si trovano oltre 250 aziende e più di 9 mila dipendenti. Il progetto è stato finanziato in parte da un consorzio di aziende guidate da First Bus, società di trasporti in autobus e leader nell’innovazione nel settore, e in parte dal governo britannico.
Al battesimo del servizio hanno partecipato anche le istituzioni. In merito al lancio delle navette elettriche a guida autonoma, il deputato Richard Holden, Sottosegretario parlamentare per strade e trasporto locale, ha così dichiarato: «È emozionante vedere il nostro investimento di 3 milioni di sterline aiutare le aziende e gli ingegneri britannici a sperimentare nuove ed entusiasmanti idee per realizzare la nostra visione di un trasporto veramente efficiente e sostenibile. Il lancio del primo autobus autonomo a emissioni zero del Regno Unito oggi è un altro passo fondamentale verso il raggiungimento di Net Zero, la creazione di nuovi posti di lavoro e opportunità ad alto salario e altamente qualificati, aumentando al contempo il livello dei trasporti in tutto il paese».
Finora abbiamo parlato della Gran Bretagna, ma l’Italia? A che punto sono le sperimentazioni nel nostro paese? Inutile dire che siamo indietro, tuttavia già quest’estate si parlava di un investimento da 300 milioni di euro per la ricerca e lo sviluppo dei mezzi a guida autonoma, una piccola parte dell’enorme gettito di liquidità derivante dal PNRR. Ad ogni modo, sono passati diversi mesi, il governo nel frattempo è cambiato ma in Italia nulla si è ancora mosso.