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Crisi automotive, la chiave è fiscale e di policy
Di Giampiero Cinelli
La crisi del settore automotive non è più un mistero e si riflette nei numeri. Nel primo semestre 2024 in Europa la produzione è calata del 5,2%, in Italia il rallentamento incide parecchio e gli italiani hanno le idee abbastanza chiare sul perché appaiano titubanti sull’acquisto di un veicolo: in primis per i prezzi, non più adeguati ai redditi, poi anche perché preferiscono aspettare che le infrastrutture per la mobilità elettrica siano soddisfacenti.
La Cina va più veloce
Le difficoltà vengono acuite dalla strategia della Cina, che adesso ha ristretto le sue importazioni di auto europee e al contempo è molto più competitiva sul settore delle auto elettriche. Stellantis soffre il contesto, a cui bisogna aggiungere la flessione anche nel mercato americano e in generale una politica industriale probabilmente sbagliata, se pensiamo alla scelta dei modelli da mettere sul mercato.
Perplessità sulle agevolazioni
Intanto la politica si muove. Il Governo Meloni per il nuovo anno ha reso noto il taglio del Fondo Automotive, che scende a 1,2 miliardi, ma predisponendo in manovra, all’art 7, sul segmento delle auto aziendali, degli interventi fiscali. In sostanza più agevolazioni alle ibride e alle elettriche e meno agevolazioni per le auto a benzina. Le critiche vertono sul fatto che il 75% del parco auto aziendale, ancora a motore endotermico, subirà una tassazione più pesante.
Incentivi a chi produce in Italia e Ue
«Gli Incentivi all’acquisto delle auto causano sempre uno shock, perché poi la domanda che viene spinta più del normale si esaurisce. Ma lo facciamo per raggiungere gli obiettivi della transizione e fa bene il governo a dare incentivi solo a chi produce in Europa e in Italia; fino ad ora infatti il sistema degli incentivi non aveva funzionato, anche perché la Cina fa concorrenza sui costi. Dal punto di vista termodinamico il motore elettrico è più efficiente, aspettiamo che questo motore sarà più performante tuttavia resta questa la strada. La politica può solo fare meglio sugli incentivi, per il resto serve il mix energetico e l’istallazione di impianti fotovoltaici dove possibile, come nei parchi e nei parcheggi. C’è già una norma per i fotovoltaici dati a fondo perduto». Lo ha detto Antonio Trevisi, Senatore di Forza Italia, membro della Commissione Finanze, a Largo Chigi, il format di The Watcher Post.
Ripristinate il Fondo Automotive
Secondo il Senatore del Pd Antonio Misiani, intervenuto a Largo Chigi, «il taglio del fondo automotive è una follia. Venga ripristinato perché è la base per fare i cambiamenti» posti dal Green Deal. «Siamo perplessi dalla norma sulle flotte aziendali, è giusto favorire certe categorie ma così a secco si fa una differenziazione netta e ci sembra abbastanza discutibile. Se queste incertezze interpretative bloccheranno i contratti (di noleggio, ndr) avremo una perdita di gettito, un calo del mercato e un ritardo nella tradizione».
Dal possesso all’uso
Misiani ha aggiunto: «Il rapporto con l’auto è cambiato e oggi è più complesso comprare. Sempre più ci si sposterà dal possesso all’uso della vettura. Però pure i prezzi dei veicoli endotermici non possono aumentare così, bisogna recuperare il ritardo tecnologico rispetto alle auto elettriche cinesi che costano la metà. Siamo per la flessibilizzazione delle sanzioni e per un percorso più equilibrato agli obiettivi del 2035, ma siamo in ritardo».
Fare meglio sul piano delle agevolazioni
A Largo Chigi ha detto la sua Alessio Casonato, Direttore Commerciale di Agenzia Italia, realtà che si occupa di servizi per la mobilità. Egli ha fatto notare che le automobili Bev è Plug In Ibrid costano il 30% in più, vanno dunque studiati meglio gli incentivi fiscali, altrimenti si stimano 80.000 targhe perse nel 2025. «Le auto in fringe benefit non sono auto di lusso ma spesso utilitarie endotermiche, su cui si andrà a pagare in media 303 euro in più di tasse. Vediamo già infatti un calo del mercato del noleggio e nell’incertezza i contratti si prorogano, crediamo stavolta al 2026. Ma comporterebbe 125 milioni di euro in meno per lo Stato. Inoltre, attualmente i redditi bassi in Italia ci portano verso un mercato tutto sbilanciato sull’usato. Proponiamo di agire sulla deducibilità dell’acquisto dell’auto e siamo anche noi favorevoli alla logica dell’uso del mezzo rispetto a quella del possesso».
La puntata integrale di Largo Chigi