Trasporti
Chi è il mobility manager, il professionista che tutela un bene prezioso: il tempo
Di Luca Grieco
Ogni volta che in televisione passa uno spot che pubblicizza un nuovo modello di auto, scappa sempre un mezzo sorriso. Si vedono automobili sfrecciare su strade di città praticamente deserte (o nel deserto stesso, perché no?) guidate da conducenti sorridenti e spensierati, che sembra non desiderino altro che passare tutta la vita al volante. Naturalmente, la realtà è ben diversa. Gli italiani impiegano, in media, circa 11 ore ogni settimana per spostarsi da un luogo all’altro utilizzando i mezzi di trasporto. Tra pensiline affollate, semafori e auto in coda, è evidente che una parte importante della nostra vita è dedicata agli spostamenti. Ed è altrettanto evidente come la mobilità, in una società scandita dalla necessità di diventare più sostenibile, stia cambiando rapidamente. Car sharing, auto elettriche… per restare in tema, la strada da seguire è abbastanza chiara. Ed è quella della sostenibilità. In Italia, 92,6% delle emissioni di gas climalteranti è prodotto dal trasporto su strada.
«Un sistema caotico, quello in cui viviamo, anche perché la vita nelle grandi città non è quella che vorremmo vivere: non solo perché il tempo passato a spostarsi quotidianamente è il peggiore della giornata, ma anche sul fronte della qualità dei servizi o sul contributo dei trasporti all’inquinamento», ha recentemente affermato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, ricordando che in Italia la quota di utilizzo dei mezzi pubblici è nettamente inferiore rispetto ai partner europei.
Lo sviluppo della mobilità sostenibile richiede un approccio olistico, che metta insieme sia la dimensione tecnica che quella organizzativa e comportamentale. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, il principio cardine è quello della neutralità tecnologica. In altre parole, non ha senso innamorarsi di una sola soluzione, trascurando le altre. Del resto, è sostenibile quel tipo di mobilità che non solo tutela l’ambiente ma abbatte anche i costi degli spostamenti e li rende più agevoli. In questo scenario, il mobility management ha un ruolo decisivo.
Il mobility manager deve coordinare le risorse di mobilità degli individui, delle reti multiservizi private e pubbliche e dei sistemi di trasporto, diventando così una figura chiave. Il suo ruolo è stato rafforzato nel corso degli anni, anche da un punto di vista istituzionale. Ma cosa fa un mobility manager? Idealmente, dovrebbe gestire la mobilità (sostenibile) di un’azienda e creare i piani di spostamento dei dipendenti. Ovviamente, non deve limitarsi a individuare il percorso più comodo, ma dovrebbe svolgere un’analisi di accesso dei luoghi di lavoro magari avvalendosi di strumenti statistici e di geocoding. Una figura che si è resa necessaria negli ultimi anni e che sta continuando ad evolversi sulla base delle esigenze di un mondo sempre più frenetico che si è solo temporaneamente fermato durante la pandemia.
La complessità di vivere negli stessi spazi a fronte di un aumento strutturale delle persone che li vivono rende necessaria una nuova concezione della mobilità, che contempli non solo le fonti energetiche dei veicoli, ma un nuovo modo di vivere una parte essenziale della nostra giornata: quella che viviamo spostandoci.