Trasporti
Astensionismo giovanile, le big dei trasporti corrono ai ripari
Di Giulia Borderi
Se l’astensionismo è ormai considerato un fenomeno scontato, figlio della crisi dei partiti, sono nuovi e onerosi i metodi per combatterlo. L’astensionismo è dilagante e, secondo il più recente sondaggio Euromedia, si attesta al 35%. Sono soprattutto i giovani a essere sempre meno interessati e partecipi alla vita politica del Paese e i politici, temendo la vittoria del “partito del non-voto”, corrono ai ripari. C’è chi punta sulle storiche piattaforme online come Facebook e Instagram e chi non teme di immergersi nel mondo della Generazione Z e approda su Tik Tok. E’ il caso del Cavaliere che ha fatto il suo debutto sul social network cinese che nel solo mese di maggio ha registrato l’iscrizione di 16 milioni di italiani. Silvio Berlusconi non è il solo, altri leader politici hanno strategicamente (ai posteri l’ardua sentenza) fatto ricorso ai social per attrarre il voto giovanile, tra questi Matteo Renzi e Carlo Calenda. I partiti non hanno badato a spese per ottenere maggiore visibilità online: secondo i dati di Meta Ad Library, il Carroccio ha speso in un mese di sponsorizzazione Facebook 46 mila euro, i Dem 36 mila.
Va precisato, comunque, che non esiste solo il fenomeno dell’astensionismo per scelta dettato dalla sfiducia nelle Istituzioni. C’è, e riguarda il 10% del corpo elettorale, il cosiddetto astensionismo involontario: sono 5 milioni gli italiani fuori sede che, lontani dalle loro residenze, hanno difficoltà a esercitare il proprio diritto-dovere al voto. Sono cittadini che si trovano lontani dalle loro residenze per motivi di lavoro, di studio, di salute e che sono costretti, per esprimere il proprio voto, diritto costituzionalmente garantito, ad affrontare disagi e oneri economici o addirittura a rinunciare. Il problema, in verità vecchissimo, si ripropone a ogni tornata elettorale e, poiché la politica rimane inerte, ci pensano le grandi aziende di trasporto ad affrontarlo. Attraverso leve scontistiche infatti molte compagnie invogliano e favoriscono il “ritorno a casa” per votare. Esibendo la propria tessera elettorale, sarà possibile viaggiare su rotaia dal 16 settembre al 5 ottobre usufruendo di alcuni sconti. Trenitalia riconosce uno sconto del 70% sulle linee Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e Intercitynotte e del 60% sui regionali e interregionali. La stessa riduzione è applicata da Italo. Per chi è costretto a muoversi via mare la compagnia Grimaldi Lines riconosce, dal 1 al 27 settembre sulle rotte Napoli-Cagliari, Palermo-Cagliari, Civitavecchia-Cagliari e Civitavecchia-Arbatax, il 60%. Tariffe agevolate anche nel trasporto aereo con la compagnia Ita Airways che, per gli elettori che andranno a recarsi alle urne il 25 settembre, riconosce il 50% sui voli nazionali, il 40% per gli internazionali ed il 25% sulle tratte intercontinentali. Per il trasporto su strada si è fatta avanti anche Flixbus che favorisce il ritorno al proprio comune di residenza con l’iniziativa #IoVoglioVotare. Un rimborso del biglietto del viaggio di andata a bordo degli iconici autobus verdi nella settimana del voto.
Si tratta di soluzioni pratiche degne di nota. Eppure, se si vuole evitare che i cittadini, particolarmente i giovani, disertino le urne allora molti si domandano se non debba intervenire la politica che anziché gravitare nell’illusorio mondo virtuale al solo scopo di calamitare attenzione (molte sono state infatti le critiche piovute dal web), dovrebbe atterrare nel mondo reale con soluzioni definitive capaci di rendere effettivo, e non solo proclamato, il diritto di voto. Il diritto politico per eccellenza.