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Usa 2024: – 76, Convention democratica, Biden apre, Hillary e il soffitto di cristallo

20
Agosto 2024
Di Giampiero Gramaglia

Un’apertura nel segno della riconoscenza a Joe Biden e delle proteste filo-palestinesi: la Convention democratica che è cominciata ieri sera, a Chicago – era notte fonda, in Italia – s’è collocata, nelle prime battute, sotto questi due segni. La riconoscenza a Biden, manifestata con circa cinque minuti di applausi  e canti «Thank You, Joe», prima che iniziasse a parlare, aveva una triplice valenza: grazie per quello che hai fatto nei tuoi cinquant’anni di carriera politica e da ultimo nel tuo mandato da presidente; grazie per avere battuto Donald Trump nel 2020; e grazie per esserti fatto ora da parte e averci dato una speranza di battere ancora Trump nel 2024.

Nel suo discorso, Biden, accolto da una vera e propria ovazione, ha fatto una sintesi del suo operato politico e presidenziale e ha «passato la torcia» a Kamala Harris, la sua vice e ora la candidata democratica alla Casa Bianca. Perché questa convention, come scrive Politico con un gioco di parole, è «la festa di Kamala»; ma questo è anche «il partito di Kamala» (Kamala’s party).

La prima serata della convention democratica ha enfatizzato la natura “storica” della candidatura di Harris, che è stata soprattutto sottolineata da Hillary Clinton, ex first lady, ex senatrice dello Stato di New York, ex segretaria di Stato, ma soprattutto ex candidata democratica alla Casa Bianca nel 2016, battuta proprio da Trump. Quello che non riuscì a lei, di rompere il “soffitto di cristallo” di una donna alla Casa Bianca, può riuscire a Kamala, che ha il potenziale per farlo.

A sorpresa, la candidata democratica s’è fatta vedere nella prima serata – il suo discorso chiuderà la convention, giovedì sera – per ringraziare Biden per la sua «storica leadership». Dopo Biden progetta di prendersi qualche giorno di vacanza con la famiglia, mentre la convention andrà avanti senza di lui. Ciò non gli sarebbe stato possibile se fosse rimasto candidato.

Biden è riuscito abbastanza rapidamente, e con un certo successo, a riconvertirsi da candidato che disegnava visioni e contenuti di un secondo mandato, a sostenitore della campagna di Harris che valorizza quanto fatto nel primo mandato e, non avendo il peso della campagna, sembra avere ritrovato una certa efficienza come presidente. Una parte essenziale della  campagna di Harris è, del resto, il riconoscimento del lavoro fatto dall’Amministrazione Biden, di cui Kamala è parte.

L’inizio della convention è stato preceduto e accompagnato da manifestazioni di protesta ‘filo-palestinesi’. La trentina di delegati ‘uncommitted’ presenti alla convention, cioè eletti senza il mandato di sostenere un candidato ma per fare valere la causa palestinese, promettono battaglia. Il Daily Signal, media della Heritage foundation – think tank ultra-conservatore – segnala che i manifestanti avrebbero sfondato il primo perimetro di sbarramento del Secret Service. 

Intelligence: Iran ha hackerato campagna Trump e attaccato quella Biden/Harris
Le agenzie di intelligence statunitensi hanno accertato che l’Iran è responsabile di avere hackerato la campagna repubblicana di Donald Trump e di avere tentato di hackerare quella democratica di Joe Biden prima e di Kamala Harris poi.

La certezza che l’Iran fosse dietro gli hackeraggi è stata acquisita parecchi giorni dopo che un vecchio amico di Trump e suo consigliere, Roger Stone, aveva rivelato che alcuni suoi account erano stati violati, consentendo agli hackers di avere accesso anche alle mail di collaboratori della campagna. Non è però chiaro quali informazioni siano state acquisite.

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