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Usa 2024: – 1, un sondaggio a sorpresa nello Iowa e un voto da Mosca

03
Novembre 2024
Di Giampiero Gramaglia

Un sondaggio che non t’aspetti, e che forse è fasullo, e un voto che non conta, ma che ridesta polemiche: l’anti-vigilia dell’Election Day di Usa 2024 è segnata dai comizi dei due candidati, Kamala Harris e Donald Trump, negli Stati in bilico e da una ridda di segnali contraddittori sull’esito della consultazione, una delle più incerte e delle meno prevedibili del dopoguerra.

C’è l’endorsement scontato del New York Times a Kamala Harris e c’è l’ipotesi che la sorpresa d’ottobre, che non c’è stata, arrivi ora, a novembre, con un attacco dell’Iran a Israele che avrebbe certo conseguenze alle urne e nella Regione. Intanto, l’early voting, cioè il voto anticipato, ha già raggiunto quota 75 milioni e potrebbe avvicinarsi ai cento milioni.

Il sondaggio che non t’aspetti è quello di Des Moines Register / Mediacom Iowa nello Iowa, Stato dato per acquisito ai repubblicani: invece, Harris esce tre punti avanti a Donald Trump, 47% a 44%. Sulla mappa di 270towin, lo Iowa non cambia colore: resta rosa, cioè tendente repubblicano, non rosso, cioè sicuro repubblicano. Il magnate qui vinse nel 2016 e nel 2020. Il Des Moines Register è il media di riferimento dello Iowa.

Il dato in qualche misura preoccupa la campagna di Trump, che infatti reagisce: “Salta sempre fuori un sondaggio idiota”, taglia corto a caldo una fonte. Una nota liquida il rilevamento come “chiaro valore anomalo” e rileva che un altro sondaggio dell’Emerson College, pubblicato lo stesso giorno, “riflette molto più fedelmente lo stato dell’elettorato dello Iowa”, dando Trump avanti di dieci punti, 53% a 43%. Parlando a Greensboro, in North Carolina, Trump ricorda la grande partecipazione avuta a un comizio nello Iowa, proprio per screditare il dato per lui negativo.

Il sondaggio “anomalo” rafforza la sfiducia degli elettori di destra nella correttezza e nella regolarità dei meccanismi elettorali: uno su due ha fiducia a livello locale, due su cinque a livello statale e solo uno su quattro a livello nazionale.

Usa 2024: da Mosca, il voto, un po’ confuso, ma molto scandito, di Dmitri Medvedev
L’ex presidente ed ex premier russo Dmitri Medvedev ci ha assuefatto, durante la guerra in Ucraina, a dichiarazioni esplosive, spesso senza seguito. Adesso, su Telegram scrive un pensiero un po’ confuso ma molto articolato sulle elezioni statunitensi, che “non cambieranno nulla per la Russia”: Trump è “sbiadito”, “dice banalità” e “non può fermare la guerra” – “se ci provasse davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK”; Harris è “stupida, inesperta, impulsiva”.

L’accostamento di Trump al presidente Usa John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963, suona al contempo paradossale e minaccioso: il più vecchio e il più giovane; un repubblicano e un democratico; l’uno sfuggito a un attentato, l’altro vittima di un attentato.

Posto che il Mondo è fermo “su posizioni imbarazzanti” prima dell’Election Day di Usa 2024 e che la Russia “non ha motivo di nutrire aspettative esagerate”, Medvedev articola le idee in cinque punti che riprendiamo nella traduzione dell’ANSA:

“Primo. Le elezioni non cambieranno nulla per la Russia, poiché le posizioni dei candidati riflettono pienamente il consenso bipartisan sulla necessità di sconfiggere il nostro Paese”.

“Secondo. Kamala è stupida, inesperta, impulsiva e avrà paura di quanti la circondano. A governare sarà un gruppo composto dai più importanti ministri e assistenti, oltre che la famiglia Obama”.

“Terzo. Un Trump sbiadito, che dice banalità come ‘offrirò un accordo’ e ‘ho un ottimo rapporto con…’, sarà costretto a rispettare le regole del sistema. Non può fermare la guerra. Né in un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi. E, se ci provasse davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK”.

“Quarto. Solo una cosa conta: quanti soldi il nuovo presidente spenderà per la guerra di altri…”.

“Quinto. Pertanto, il modo migliore per rendere piacevole il 5 novembre ai candidati alla presidenza è continuare a distruggere il regime nazista di Kiev!”.

La sortita di Medvedev coincide con rinnovate denunce dall’intelligenze americana sulle ingerenze, mediatiche e propagandistiche, russe nella campagna elettorale di Usa 2024.

Usa 2024: le ultime battute della campagna elettorale
Agli sgoccioli d’una campagna senza tregue, Harris e Trump fanno comizi negli Stati in bilico. Dopo tappe in Georgia e North Carolina, Harris è stata ospite al ‘Saturday Night Live’ della Nbc, famoso programma serale che va in onda da New York e che fa satira politica con imitatori e comici che impersonano i candidati.

L’ospite musicale era Chappell Roan, una cantautrice che, dopo aver criticato entrambi i candidati, ha annunciato che voterà per Harris. L’attrice che interpreta la vice-presidente nel programma è Maya Rudolph che assunto il ruolo durante le primarie democratiche nel 2019/’20.

Parlando a Las Vegas nei giorni scorsi, Jennifer Lopez, star di origini portoricane, aveva prospettato un lieto fine: “Mi piacciono i finali hollywoodiani, quando vince il bravo ragazzo. O in questo caso la brava ragazza”.

Usa 2024: Trump una minaccia per la democrazia, New York Times appoggia Harris
Scontato, è arrivato sabato l’endorsement del New York Times a Kamala Harris: “Conoscete già Donald Trump. Non è adatto ad essere il presidente, basta guardarlo, ascoltare chi lo conosce meglio. Ha cercato di sovvertire un’elezione e rimane una minaccia per la democrazia”. Così scrive l’editorial board del giornale nel suo appello finale.

“Trump ha contribuito a rovesciare la tutela federale sul dirotto all’aborto con conseguenze terribili. La corruzione e l’illegalità di Trump vanno oltre le elezioni: è tutta la sua etica. Mente senza limiti. Se sarà rieletto utilizzerà il governo per perseguire gli oppositori e attuare deportazioni di massa. Devasterà i poveri, la classe media e i datori di lavoro”, elenca il quotidiano, invitando ad andare alle urne e a votare Harris.

A sostegno dell’analisi del NYT, la notizia che gruppi conservatori stanno già stilando online liste dei dipendenti federali, fra cui decine di esperti d’immigrazione, da licenziare perché non allineati agli orientamenti di Trump: una conferma della volontà di neutralizzare gli apparati amministrativi che possono ostacolare le scelte presidenziali.