In Parlamento / Lavoro
Più dignità al lavoro sportivo, arriva una nuova legge di sistema
Di Alessandro Caruso
Equità e sostenibilità, sono questi i due criteri che fanno da pilastri alle proposte di modifica che Fratelli d’Italia ha studiato per la legge sul lavoro sportivo. Una legge ormai resa obsoleta sotto tanti aspetti per via delle esigenze sociopolitiche completamente rinnovate dopo la pandemia e dopo il cambio degli equilibri geopolitici che ha comportato l’innalzamento dei costi dell’energia. Insomma, anche il settore sportivo ha bisogno di un restyling legislativo, soprattutto per quanto riguarda la tutela di coloro che questo settore lo tengono in piedi: i lavoratori, dagli sportivi agli stakeholders fino agli imprenditori che gestiscono e portano avanti impianti e strutture.
A coordinare il lungo lavoro di audizioni e tavoli tecnici che ha portato a una proposta di legge di sistema che scardina completamente quella precedente (la legge Spadafora) è il deputato di Fratelli d’Italia Marco Perissa, segretario della commissione Cultura alla Camera, una vita passata a conoscere tutte le dinamiche sportive, dalle problematiche dei piccoli impianti di periferia alla complessità della governance sportiva, fino a diventare Consigliere nazionale del Coni. E ieri, insieme ai colleghi Alessandro Amorese e Walter Rizzetto, rispettivamente commissione Cultura e commissione Lavoro, e a Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura, ha presentato il risultato del suo operato.
I PUNTI CARDINE
I principali elementi di novità sono l’introduzione di un principio di progressività della norma che tuteli le realtà più piccole dagli oneri e costi di gestione, che rischierebbero di schiacciarle impedendone la sopravvivenza; la garanzia di prestazione di attività sportiva per i dipendenti della Pubblica amministrazione, dei Gruppi sportivi militari e dei corpi civili dello Stato (tradotto: niente turni di guardia se ci si deve allenare, perché anche la prestazione sportiva è lavoro) e la valorizzazione della funzione sociale dello sport, presto riconosciuta anche in Costituzione, affinché il lavoro sportivo diventi una fattispecie particolare nell’ordinamento, così da alleggerire i carichi gestionali ed economici in capo ai lavoratori sportivi. Avvio di un confronto con l’Inps per chiarire gli aspetti contributivi derivanti dall’entrata in vigore della norma e il riconoscimento dei contributi versati istituendo una Naspi speciale per il lavoro sportivo e il conteggio di ogni mensilità ai fini del ricongiungimento. Infine, e questa è una delle misure più “rivoluzionarie”, l’istituzione di un tavolo di confronto tra il ministero dello Sport, quello del Lavoro e le parti sociali per arrivare celermente all’elaborazione di un contratto collettivo nazionale di lavoro per regolare i rapporti di lavoro nello sport. Un pacchetto normativo talmente radicale nel suo orientamento riformatorio che è stata prevista anche una clausola di salvaguardia per le irregolarità commesse dalle associazioni e società sportive fino al 31 dicembre 2023 per eventuali ritardi di adeguamento.
«Mi sono occupato in prima persona di un tema fortemente atteso dal sistema sportivo che ha fatto della resilienza il suo punto di forza ma che, dopo la pandemia e l’aumento dei costi energetici causati dalla guerra in Ucraina, si trova in una situazione di fragilità» ha spiegato Perissa. Presto la proposta di legge inizierà il suo iter parlamentare, ma, a detta di Perissa, considerando la sensibilità delle forze parlamentari sui temi che riguardano le politiche sportive, gli eventuali ostacoli non sarebbero insuperabili. Del resto, questa legislatura potrebbe essere quella che sancirà l’introduzione dello Sport all’interno del testo costituzionale, un cavillo non da poco, da cui potrebbero scaturire effetti importanti per un comparto che, va ricordato, incide sul Pil per oltre il 3%.