Cultura
Parigi 2024: la prova di forza francese, tra grandeur, gaffe e inni sbagliati
Di Gianluca Lambiase
È trascorsa una settimana esatta dalla cerimonia inaugurale di Parigi 2024. Un banco di prova a lungo atteso dal governo transalpino e snodo cruciale, se non fondamentale, per il futuro politico di Emmanuel Macron.
Rimettere al centro del mondo Parigi, rilanciare pragmatismo e una politica di sistema che avrebbero visto coinvolti tutti gli attori istituzionali, le Olimpiadi francesi si proponevano di essere in completa discontinuità rispetto al passato: estrema attenzione alla sostenibilità, poche strutture nuove di zecca e un grande coinvolgimento del centro cittadino con il Grand Palais a fare da sfondo alle gare di scherma, le partite di beach volley sotto la Tour Eiffel, gare di ciclismo che partono e arrivano nel centro città e le tanto discusse gare di nuoto nelle acque della Senna.
Il Comitato francese prevede di incassare 4 miliardi di dollari, con oltre 1,2 miliardi provenienti dalla biglietteria, 1,1 miliardi dagli sponsor, 400 milioni da hospitality e merchandising, a cui va aggiunto il contributo del Cio pari a 1,2 miliardi.
Al netto di questi incassi però le Olimpiadi non costeranno meno di 10-11 miliardi, di cui fra i 3 e i 5 miliardi a carico delle casse dello Stato e con 1,4 miliardi investiti soltanto nel disperato tentativo di bonificare le acque della Senna.
I cinque cerchi, al contrario
La cerimonia inaugurale e questi primissimi giorni di Olimpiadi sono stati un po’ la cartina di tornasole di tutto questo. Caricata di grandissime aspettative e celebrata dalla stampa francese come “la più grande cerimonia inaugurale mai svolta”, le oltre quattro ore di spettacolo che hanno aperto i giochi olimpici francesi e le giornate successive nella realtà sono state un po’ più controverse.
Dalla bandiera con i cinque cerchi issata al contrario, dall’inno del Sudan suonato prima della partita di basket del Sudan del Sud (dal quale si sono distaccati con un referendum nel 2011), alla Corea del Sud presentata come Corea del Nord, fino alla diatriba in quota fashion week con l’esibizione di Lady Gaga che ha omaggiato la ballerina Zizi Jeanmaire (molto legata a Yves Saint Laurent) indossando un abito realizzato su misura da Dior del gruppo LVMH (sponsor delle Olimpiadi e all’epoca in pessimi rapporti con Saint Laurent).
L’apice polemico della cerimonia inaugurale è stato il tanto dibattuto momento di inclusività che Elon Musk ha definito “Uno spettacolo estremamente irrispettoso verso i cristiani”. La direttrice della comunicazione di Paris 2024, Anne Descamps, ha dichiarato che “l’intenzione non era di mancare di rispetto a un gruppo religioso ma al contrario mostrare tolleranza e comunione”.
Anche il direttore artistico della cerimonia, Thomas Jolly, è corso ai ripari parlando di un malinteso: “Pensavo fosse abbastanza chiaro: nella scena c’è Dioniso che arriva a tavola. È lì presente perché è il dio della festa, del vino, e anche il padre di Seguana, dea legata al fiume”.
Ma forse, quando il messaggio non arriva come vorremmo, la colpa non è necessariamente di chi ascolta ma di chi quel massaggio non è stato in grado di veicolarlo in termini chiari.
Zone grigie
Non sta andando benissimo neanche a Parigi città, ritrovatasi incredibilmente isolata, blindatissima e priva di turismo. Con un dispiegamento di oltre 45 mila agenti di pubblica sicurezza e oltre 1 milione di accrediti attentamente vagliati per evitare infiltrazioni terroristiche, neonaziste o di attivisti radicali, sono state respinte ben 4355 richieste di accredito per accedere non agli eventi sportivi bensì al solo centro cittadino di Parigi.
Un centro serrato da tre zone più o meno concentriche nelle quali accedere è estremamente complesso. Non è un caso che i turisti stiano preferendo tenersi alla larga dalla capitale in queste settimane, aspettando tempi migliori e periodi più tranquilli, con profondo dissenso dei commercianti del centro francese che hanno già annunciato cali del 70% nelle vendite.
La politica dei giochi
Ma i giochi olimpici si sono storicamente circondati di aspettative e significati che spesso sono andati a sovrapporsi alle performance atletiche.
È successo a Berlino 1936 quando i Giochi furono utilizzati dal regime nazista come strumento di propaganda per promuovere la superiorità ariana e l’atleta afroamericano Jesse Owens vinse quattro medaglie d’oro, smentendo la propaganda razzista del regime; a Città del Messico nel 1968 quando gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos sollevarono i pugni in un saluto del “Potere Nero” sul podio per protestare contro il razzismo negli Stati Uniti; a Monaco 1972 quando un gruppo terroristico palestinese, Settembre Nero, prese in ostaggio e uccise undici membri della squadra israeliana; a Montreal 1976 con più di 20 nazioni africane che boicottarono i Giochi per protestare contro la partecipazione della Nuova Zelanda, che aveva violato l’embargo sportivo contro il Sudafrica apartheid.
E ancora a Mosca 1980 con gli Stati Uniti e altre 65 nazioni che boicottarono i Giochi per protestare contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan o a Los Angeles 1984 quando in risposta al boicottaggio del 1980, l’Unione Sovietica e altre 14 nazioni del blocco orientale boicottarono i Giochi di Los Angeles, citando preoccupazioni per la sicurezza e l’anti-sovietismo negli Stati Uniti.
I temi al centro di questa edizione delle Olimpiadi sono diversi: dalla partecipazione di Atleti Russi e Bielorussi a cui il CIO ha acconsentito la partecipazione come atleti neutrali, senza bandiera o inno (a differenza ad esempio di Israele). Una decisione che ha suscitato polemiche e critiche da parte dell’Ucraina e di altri paesi.
Attenzione massima è stata posta anche alle misure straordinarie di sicurezza che fin qui hanno però dato risultati altalenanti con attacchi ai sistemi informatici e treni dell’alta velocità bloccati.
Nelle ultime ore è scoppiato anche il caso di Imane Khelif, pugile algerina che ha affrontato l’italiana Angela Carini, ritiratasi dopo appena 46’’ dopo aver incassato un violento destro al volto.
Khelif era stata esclusa dalla finale dei Mondiali di pugilato del 2023 in India per i livelli di testosterone giudicati troppo alti, mentre è stata ammessa dal Comitato olimpico internazionale ai Giochi che applica standard differenti, evidentemente più permissivi.
A gettare ulteriori ombre anche una dichiarazione del presidente dell’IBA (federazione internazionale di boxe) Umar Kremlev, per il quale “sulla base dei risultati dei test del DNA un certo numero di atleti avevano cromosomi XY”.