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L’AI Action Summit di Parigi: l’Europa tra innovazione, regolamentazione e responsabilità

13
Febbraio 2025
Di Virginia Caimmi

Questa settimana Parigi ha ospitato l’AI Action Summit, appuntamento europeo rilevante per la definizione del futuro dell’Intelligenza artificiale nel Vecchio Continente, e non solo. L’Europa ha colto così l’occasione, in questa sede, per trovare un nuovo equilibrio e definire un suo ruolo di protagonista nello sviluppo di una sua Intelligenza artificiale, cercando di conciliare innovazione e regolamentazione. L’evento, presieduto dal Presidente francese Emmanuel Macron insieme al Primo Ministro indiano Narendra Modi, ha visto la partecipazione di leader internazionali, tra cui il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, e Papa Francesco

Uno dei temi centrali del summit è stato il ruolo dell’Europa nel definire un modello di sviluppo dell’IA che unisca competitività, trasparenza e sicurezza. La Commissione europea ha ribadito il proprio impegno per un’IA che rispetti i valori fondamentali dell’UE, presentando misure chiave per garantire che lo sviluppo tecnologico non comprometta la sicurezza, la privacy e i diritti fondamentali. Il focus è stato sull’AI Act, la prima regolamentazione al mondo sull’IA, che stabilisce categorie di rischio per le applicazioni IA, vietando quelle considerate pericolose e imponendo trasparenza e controllo su quelle a rischio elevato. Durante il Summit, i rappresentanti della Commissione hanno sottolineato l’importanza di investire in tecnologie europee. Sono stati annunciati finanziamenti per potenziare le infrastrutture digitali e favorire lo sviluppo di modelli di IA europei, capaci di competere con quelli globali. Il Presidente Macron ha ribadito che l’Europa deve bilanciare regolamentazione e innovazione, evitando eccessi normativi che possano rallentare la crescita del settore. Ha sottolineato la necessità di sfruttare le risorse energetiche sostenibili per alimentare i data center e creare un ecosistema più autonomo e competitivo. Ha inoltre ribadito come l’Europa debba essere protagonista dello sviluppo dell’IA, mantenendo una sovranità tecnologica che permetta alle aziende europee di competere su scala globale senza subire eccessive limitazioni burocratiche. Un passo significativo è stato l’annuncio della Dichiarazione di Parigi, firmata da 61 Paesi, inclusa la Cina, per promuovere un’IA trasparente e sicura. Mancata l’adesione di Stati Uniti e Regno Unito marcando ancora una volta approcci diversi nelle strategie di regolamentazione. 


InvestAI: l’Europa si prepara a una nuova era per l’IA
Parallelamente alle discussioni sul regolamento, la Commissione europea ha annunciato l’iniziativa InvestAI, destinata a mobilitare 200 miliardi di euro per finanziare l’IA in Europa. Questa misura ambiziosa include un fondo europeo da 20 miliardi di euro per la creazione di gigafactories dell’IA, necessarie per lo sviluppo dei modelli di IA più avanzati. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha spiegato che l’Intelligenza artificiale ha il potenziale di migliorare la sanità, stimolare la ricerca e l’innovazione e potenziare la competitività dell’Europa. L’obiettivo è sviluppare un’infrastruttura aperta che consenta a tutte le imprese, non solo ai giganti tecnologici, di accedere a potenza computazionale di grande scala per costruire i modelli di Intelligenza artificiale del futuro. Von der Leyen ha paragonato questa iniziativa a un “CERN per l’IA”, un’impresa che consentirà agli scienziati e alle imprese di sviluppare modelli IA più complessi e sofisticati. InvestAI si configura quindi come partnership pubblico-privato unica al mondo che servirà a garantire che l’Europa diventi un centro globale di innovazione per l’Intelligenza artificiale. La presidente della Banca Europea d’Investimenti, Nadia Calviño, ha affermato che insieme alla Commissione, la Bei sta rafforzando il sostegno all’Intelligenza artificiale, riconoscendo il ruolo fondamentale di questa tecnologia per l’innovazione e la crescita economica.

La Francia passa ora il testimone per la guida del prossimo AI Action Summit all’India. Durante il suo intervento il Primo Ministro indiano Narendra Modi, ha posto l’accento su un modello di Intelligenza artificiale che sia inclusiva e accessibile – soprattutto per i Paesi in via di sviluppo -, uno strumento per ridurre le disuguaglianze globali, promuovendo un’innovazione a beneficio di tutta l’umanità. L’India si prepara così a giocare un ruolo chiave nella definizione delle strategie dell’IA, assicurando che il progresso tecnologico non diventi un fattore di disuguaglianza ma un mezzo per la crescita sostenibile. Al centro del dibattito internazionale le strategie economiche e tecnologiche che sappiano tuttavia orientare ad una governance tecnologica per la responsabilità collettiva. Invitato d’eccezione al Summit, il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, che ha sottolineato la necessità di sviluppare l’IA nel rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone. «Facciamo in modo che le donne e le ragazze possano avere le carriere Stem che meritano e di cui il mondo ha bisogno», aveva dichiarato in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza di cui, quest’anno, ricorre il decimo anniversario. E su questo tema è utile ricordare qualche dato: secondo l’Onu in tutto il mondo, solo circa un terzo dei ricercatori scientifici sono donne, una percentuale che è cambiata poco negli ultimi 10 anni e continua a rappresentare solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in informatica. Man mano poi che le donne avanzano nella loro carriera scientifica, il divario di genere continua ad aumentare. Le cifre variano da paese a paese, senza una particolare correlazione tra la ricchezza del paese e la parità di genere nella scienza. Anche Papa Francesco ha inviato un messaggio ai leader riuniti a Parigi, sottolineando il rischio che l’IA “disumanizzi” i rapporti sociali, auspicando che la tecnologia sia al servizio dell’uomo, promuovendo il bene collettivo e non il profitto di pochi, non sostituisca le relazioni umane ma le rafforzi e le valorizzi.

Il Summit è stato anche teatro dello “scontro” tra giganti della tecnologia. «Collaborare con i regimi autoritari “non paga mai”, in particolare in settori come l’Intelligenza artificiale». Lo ha dichiarato il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, durante il suo intervento alla kermesse, senza tuttavia mai nominare in modo esplicito né Pechino, né DeepSeek. Vance ha menzionato alcuni “regimi internazionali” che stanno utilizzando l’Intelligenza artificiale per aumentare il controllo non solo sui propri cittadini ma anche su quelli di altri Paesi. La risposta della Cina è arrivata per bocca del portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun che, nel corso di una conferenza stampa a Pechino, ha dichiarato la sua  contrarietà alla “politicizzazione” di questioni che coinvolgono la tecnologia e il commercio. Sul piatto di questa nuova geopolitica tracciata dai confini tecnologici e dalle opportunità derivanti dalle tecnologie abilitanti, vi è la sfida globale sul futuro dell’intelligenza artificiale. Riuscirà l’Europa a competere sul terreno dell’innovazione con Stati Uniti e Cina, mantenendo un approccio “regolato” tuttavia più flessibile e competitivo? Le dichiarazioni dei leader a Parigi evidenziano – ancora una volta – la necessità di un equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità collettiva, affinché l’Intelligenza artificiale possa davvero diventare uno strumento di crescita inclusiva e sostenibile per il mondo intero.

In questi giorni la Banca Centrale europea torna a lanciare esortazioni ad effettuare riforme strutturali per sostenere crescita economica e competitività. «L’Europa si trova di fronte a sfide cruciali per rafforzare la produttività, gli investimenti e l’innovazione e in questo modo la sua competitività e resilienza». I problemi della competitività sono collegati alla bassa crescita della produttività, alla eccessiva pesantezza degli oneri burocratici – per cui raccomanda semplificazioni ma non deregolamentazioni – e alle prospettive demografiche, tutti i nodi collegati a questi aspetti vengono accentuati dalle tensioni geopolitiche, dalla frammentazione del commercio internazionale e dalla prospettiva di persistenti prezzi elevati dell’energia. Intervenire su queste sfide, secondo la Bce richiede «ampie riforme strutturali che puntano a maggiore efficienza regolamentare, miglioramenti della governance e delle capacità amministrative, migliora qualità dell’educazione e della creazione di competenze e modernizzazione delle infrastrutture». Di ieri la notizia di una novità contenuta nella versione definitiva del programma di lavoro 2025 adottato dalla Commissione europea che intende ritirare la proposta di direttiva del 2022 sull’adattamento delle norme sulla responsabilità civile extracontrattuale alle disposizioni in materia di intelligenza artificiale c.d. AI Liability. «La Commissione valuterà se sia necessario presentare un’altra proposta o un’altro tipo di approccio», si legge nel documento. Secondo la Commissione nessun accordo sulla direttiva è prevedibile. Intanto due nuovi Paesi, Canada e Giappone, si aggiungono agli 11 firmatari della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’Intelligenza artificiale, i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto. La cerimonia di firma si è svolta prima dell’evento del Consiglio d’Europa, incentrato sull’impegno africano nella governance globale dell’IA, organizzato durante il Summit ospitato dalla Francia.