Innovazione
La filiera del software in Italia: opportunità, sfide e prospettive future
Di Francesco Tedeschi
Nel 2023, il settore del software in Italia ha registrato risultati significativi, con oltre 300 mila lavoratori impiegati e un fatturato complessivo di 62,8 miliardi di euro, in crescita del 17,4% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il peso del software sul PIL italiano rimane al 3%, un valore ben al di sotto della media di altri Paesi europei come la Francia, dove si attesta al doppio. Questi e molti altri i dati che emergono dalla prima edizione della ricerca dell’Osservatorio Software & Digital Native Innovation del Politecnico di Milano, in collaborazione con AssoSoftware, presentata durante il convegno “Software is everywhere: nel cuore dell’industria digitale”. La ricerca evidenzia il ruolo strategico del settore, le sue criticità e le opportunità per il futuro.
Il comparto software mostra un impatto economico e occupazionale significativo. Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio, ha sottolineato come il settore sia cruciale per la competitività del Paese, influenzando i mercati digitali emergenti e la trasformazione digitale in particolare delle PMI. Gli investimenti infrastrutturali, come l’apertura di nuovi data center da parte di colossi come AWS, Google e Microsoft, insieme agli stanziamenti del PNRR offrono segnali positivi rappresentando un’occasione per rafforzare il posizionamento dell’Italia in ambito digitale.
Il confronto con gli altri paesi europei – come Germania e Francia – tuttavia mette in evidenza alcuni limiti strutturali della filiera italiana. Nonostante la presenza di oltre 26 mila aziende operanti nel software, l’83% è costituito da microimprese con meno di 10 dipendenti, e mancano grandi realtà capaci di competere a livello internazionale. L’innovazione è comunque un punto di forza: il 15% delle aziende software è classificato come startup innovativa e il settore si colloca tra i primi sei in Italia per investimenti in Ricerca e Sviluppo, con quote superiori al 6% del fatturato. Tuttavia, il potenziale del comparto non è ancora pienamente espresso, come dimostra il peso limitato del fatturato software sul PIL rispetto ai competitor europei.
Marina Natalucci, direttrice dell’Osservatorio Software & Digital Native Innovation, ha evidenziato come l’offerta di software innovativi sia spesso legata alle soluzioni gestionali, integrate direttamente nei processi aziendali. Questo rafforza la rilevanza strategica del settore, che in Italia può vantare numerose piccole eccellenze, ma non è sufficiente. I costi della digitalizzazione, la mancanza di personale IT qualificato e la carenza di incentivi statali sono le principali barriere per le imprese.
“I risultati di questa ricerca sono confortanti e testimoniano un settore dinamico e in continua crescita da diversi anni, ma che sconta un forte gap con la parte più avanzata d’Europa. Serve una svolta – ha detto a margine il vicepresidente di AssoSoftware, Piermassimo Colombo – sostenuta da politica e Governo, per rendere strutturali i nuovi incentivi dedicati al software nel Piano 5.0 mettendo in campo un grande programma di investimenti per sostenere l’Italia come hub europeo del software”.
Secondo le stime, queste misure potrebbero trasformare l’Italia in un protagonista del mercato digitale europeo. Solo attraverso un’azione coordinata tra politica, imprese e istituzioni sarà possibile liberare le potenzialità di una filiera che, pur tra difficoltà, rappresenta un pilastro per il futuro digitale del Paese.