Lavoro
Equo Compenso: una legge che riconosce il valore del lavoro dei professionisti
Di Francesco Tedeschi
Si è tenuto ieri a Palazzo Ferrajoli a Roma l’evento promosso da Fondazione Inarcassa sull’Equo Compenso. Un momento di dibattito con i rappresentanti degli ordini professionali che hanno mostrato particolare sensibilità e attenzione verso il tema, come il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), quello degli ingegneri (CNI), il Consiglio Nazionale Forense (CNF), dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali (CONAF) e il Consiglio Nazionale Geometri (CNG).
Ad un anno dall’approvazione della Legge, l’evento è stato un modo per riflettere sulle criticità, sulle possibili prospettive e future applicazioni. È noto che l’introduzione nel nostro ordinamento del principio dell’equo compenso abbia fatto emergere alcuni dubbi interpretativi circa il coordinamento della legge con le disposizioni del nuovo Codice dei Contratti pubblici. La posizione della Fondazione Inarcassa e delle tante sigle di associazioni e organizzazioni che rappresentano in modo diffuso la categoria professionale dell’area tecnica, è sempre stata molto chiara al riguardo. La legge sull’equo compenso non solo è perfettamente compatibile con il nuovo Codice dei contratti pubblici, ma esclude che le pattuizioni con la pubblica amministrazione prevedano un compenso nullo o non equo.
L’evento è stato aperto dai saluti istituzionali di Andrea De Maio, Presidente della Fondazione Inarcassa, che ha dichiarato: «la legge sull’equo compenso è stata ottenuta attraverso sforzi significativi e rappresenta un traguardo importante per i professionisti e per la società. Solo attraverso un impegno collettivo e continuo possiamo proteggere la nostra professione e assicurare che i principi di Equo Compenso vengano rispettati. È il momento di agire insieme per un futuro dove la dignità e il valore del lavoro siano pienamente riconosciuti e tutelati».
Al dibattito sono intervenuti tra gli altri il sen. Francesco Paolo Sisto, Viceministro presso il Ministero della Giustizia, che ha ricordato come: “l’esigenza della normativa è nota a tutti: dare dignità alle prestazioni professionali, evitare quei rapporti leonini che hanno caratterizzato spesso le relazioni tra liberi professionisti e i committenti. Si tratta di una legge scritta per tutelare il mercato, così come i liberi professionisti: perché essere sottopagati danneggia in primis la qualità del lavoro e quindi la concorrenza. C’è ancora un po’ di strada da fare. Dobbiamo ancora insistere perché l’equo compenso diventi una prerogativa all’interno dell’ordinamento. Perdurano, infatti, delle difficoltà nel ritenerlo applicabile tout court. Per questo motivo abbiamo dato il via libera all’Osservatorio sull’equo compenso – che ha il ruolo essenziale di monitorare l’applicazione ed eventualmente proporre dei correttivi. E in questo senso noi siamo disponibili ad integrazioni anche critiche della normativa, ma non a cambiamenti repentini”.
A fare eco a quanto affermato dal sen. Sisto anche Tullio Patassini, consigliere economico del presidente della Commissione Attività produttive della Camera l’on. Alberto Gusmeroli, che ha aggiunto: “la legge sull’equo compenso prima di essere una normativa è un principio di civiltà: ricevere un equo compenso per il lavoro svolto. E questo vale specialmente per i lavori intellettuali, forse meno quantificabili a quelli materiali, ma non meno importanti. Non sempre la liberalizzazione e la concorrenza sono fattori migliorativi rispetto alla qualità della concorrenza, trasferendo l’importanza dal lavoro al prezzo. E in questo senso questa legge diventa una pietra miliare per la difesa del lavoro e della concorrenza”.
Difesa anche delle categorie professionali rappresentate da Inarcassa per cui è intervenuto il Vicepresidente Massimo Garbari. “L’equo compenso è una tema centrale per le categorie che rappresentiamo. Ci siamo riuniti oggi per portare un po’ di chiarezza rispetto all’applicazione di una legge, che nonostante sia stata approvata, ancora non ha trovato la proprio via. La legge è in vigore da un anno, tuttavia assistiamo quotidianamente a tentativi volti a disfare quello che con tanta fatica si è costruito. C’è ancora molto da fare, quello che però io penso è che si tratta di una legge che aiuta soprattutto i più giovani”.
Fotografie, riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica