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Bce, il taglio dei tassi sta premiando il mutuo variabile, ma non siamo in acque calme
Di Giampiero Cinelli
Dopo il taglio dei tassi operato dalla Bce ieri, nel mercato del credito si possono già notare dinamiche interessanti che confermano grosso modo le tendenze in atto. L’interesse per il mutuo a tasso variabile continua a scendere, l’Euribor a 3 mesi si trova ora circa al 2,24%, mentre il tasso Irs (l’Indice di Riferimento Swap che riflette le aspettative sui tassi a lungo termine), comunemente usato per valutare un mutuo a tasso fisso, resta sostanzialmente stabile. Quello a 20 anni si vede intorno al 2,63%, 2,48% per quello a 30 anni mentre è meno pesante quello a 10 anni. Siccome gli analisti prevedono ulteriori tagli dei tassi, l’Euribor potrebbe scendere ancora fino a dicembre 2025, attestandosi su un 2%-1,76%.
Occhi su Usa ed Europa
Sebbene in generale i tassi sui finanziamenti si stiano alleggerendo, è importante notare che i tassi fissi non abbiano reagito allo stesso modo dei variabili, questo perché quel tipo di prestito è a lungo termine e le aspettative macroeconomiche per i prossimi anni restano incerte. Non è infatti scontato che oggi un cliente che voglia comprare casa debba scegliere una rata variabile, dovendo egli pensare in prospettiva alle oscillazioni di mercato che potrebbero dipendere dalla politica commerciale e finanziaria di Trump, dall’inflazione e dai relativi movimenti di capitale che possano verificarsi, determinando effetti sulle obbligazioni delle aziende quotate e influenzando anche l’Irs. Al momento la Bce è più espansiva della Fed americana, con il Presidente Jerome Powell che ha lasciato i tassi invariati, sia al fine di gestire l’inflazione, sia perché – a differenza di Trump che infatti si è lamentato – vuole continuare ad attrarre investitori, quindi contenendo il ribasso del dollaro alla luce dei recenti sviluppi.
Cosa cambia per i clienti delle banche
Ad ogni modo, per il cittadino comune europeo ora cosa cambia? Un mutuo a 25 anni da 200.000 euro, ad esempio, oggi può essere sottoscritto con un tasso variabile intorno al 3,3%, con una rata di circa 980 euro, contro il 3,6% medio di un fisso con rata superiore ai 1.000 euro. Il risparmio mensile si aggira sui 30-40 euro, ma il dato chiave è che questa tendenza sembra destinata a consolidarsi nei prossimi mesi.
La differenza media tra i due: circa 0,25%–0,40 punti percentuali a favore del variabile. Il consumatore dovrà comunque ragionare in base alla sua situazione specifica e alla sue caratteristiche, senza escludere in futuro la risalita del variabile e mettendo in conto la sua capacità economica, il suo orizzonte temporale e la sua propensione al rischio.
