Abbiamo scritto tante volte negli ultimi mesi a proposito delle elezioni europee che abbiamo perso il conto.
Essendo un appuntamento certo, non influenzato da eventuali interruzioni anticipate della Legislatura o cambi di governo, ne abbiamo iniziato a parlare mesi fa considerandole le vere elezioni di “midterm” per il Governo italiano.
Abbiamo ripercorso i risultati degli ultimi anni, evidenziando come in ogni occasione ci sia stata una significativa sorpresa. Giusto per menzionare le più recenti, il 34% di Salvini nel 2019 e il 41% di Renzi nel 2014. Quale sarà quella di quest’anno?
Abbiamo parlato delle sfide tra coalizioni e dentro le coalizioni:
- l’importanza del voto a Fratelli d’Italia e quello personale a Giorgia Meloni –> obiettivo andare oltre il voto delle politiche (26%) e quota 2 milioni di preferenze per la Premier;
- la sfida interna tra Lega e Forza Italia –> sarà sorpasso o no? E quanti voti prenderà il Generale scrittore?
- il risultato del PD come primo vero banco di prova per Elly Schlein e la conseguente sfida con M5S –> chi acquisirà la leadership “psicologica” del centrosinistra, prima ancora di quella numerica?
- infine la corsa verso il 4% dei 2 partiti europeisti e centristi, Azione e Stati Uniti d’Europa –> partono da una somma inferiore all’8% conquistata alle Politiche, riusciranno a fare meglio divisi?
Abbiamo parlato dei fattori esogeni che hanno influenzato la campagna elettorale, ovvero quei “casi” che tengono banco per alcuni giorni e consentono di mobilitare le truppe in vista di un weekend di caldo record che invita più verso la cabina al mare che all’urna elettorale:
- le censure vere o presunte di scrittori più o meno importanti ma, sicuramente, molto ben promossi dal marketing politico-editoriale;
- i micro-casi degli estremisti di provincia, quei nostalgici di passate ere geologiche le cui opinioni estreme da social network servono ad accostare alcuni partiti di maggioranza a ideologie politiche morte e sepolte;
- last but not least, la giustizia e i suoi interventi a gamba tesa, volti a riportare in auge la “Guerra dei Trent’anni” tra Giustizia & Politica, tutti interventi fatti sulla pelle di persone in galera, agli arresti domiciliari, privati della libertà o della possibilità di lavorare, oltretutto ampiamente sputtanati sulle pagine di giornali compiacenti o mai troppo attenti alla distinzione tra indagine e condanna definitiva.
Possiamo dirlo, non è stata una grande campagna elettorale ma quale, in fondo, lo è?
Le campagne elettorali più belle sono quelle che segnano la storia e che si ricordano ancora dopo anni sia per gli slogan sia per una certa coerenza tra la performance comunicativa e il risultato finale. Raccontarsi di saper comunicare bene per poi perdere serve a poco.
Difficile quindi che questa campagna per le Europee resti nella memoria, fors’anche per un dato dell’affluenza bassissimo che dovrà far riflettere, seppur coerente e in linea con un trend al ribasso cui assistiamo da anni.
Buon voto a tutti quindi, con l’invito a vincere la comprensibile pigrizia e fare lo sforzo di compiere questo ennesimo atto di fiducia nella politica e nella democrazia.