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Meno ansia da complotti, più governo

12
Ottobre 2024
Di Redazione

Qualora non ve ne siate accorti, ogni volta che emergono fatti che legano il malato rapporto tra “giustizia” e “politica” non abbiamo mancato di raccontarli, nella maggior parte dei casi per evidenziare quanti danni abbiano provocato le invasioni di campo della prima verso la seconda. 

E’ successo di recente con l’inchiesta che ha portato agli arresti l’ex Presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, nonché con lo strano caso di un funzionario della Direzione Nazionale Antimafia che ha scelto di far diventare la sua professione una sorta di “Grande Fratello” personale, scaricando e condividendo con alcuni giornalisti le risultanze delle ormai famigerate SOS (“Segnalazione di operazione sospetta”). 

Ora, fatta questa premessa, visto che viviamo nell’era delle premesse, ci tocca stavolta condividere la sensazione che si stia esagerando al contrario. 

La vicenda: un funzionario di Intesa Sanpaolo di Bisceglie, tale Vincenzo Coviello, avrebbe effettuato migliaia di accessi alla banca dati della Banca per scaricare informazioni su politici, esponenti del mondo dello spettacolo, sportivi famosi etc. etc. 

Quanto accaduto è sicuramente grave e dovrebbe far riflettere su come vengono trattati i dati economico-finanziari di cittadini e imprese che, a nostro avviso, rientrano nella casistica delle informazioni più personali che si possano immaginare. 

Partire però da questo presupposto per arrivare a parlare di “spioni”, “governo sotto attacco”, “accerchiamento dei poteri forti” e altri bla bla bla ci sembra francamente eccessivo. 

La domanda che ci poniamo è: ma l’attuale maggioranza ha così bisogno di “nemici”, reali o immaginari, per evidenziare quanto di positivo stia realizzando? C’è così bisogno di tracciare una linea tra “noi” e “gli Altri” per perimetrare il campo degli alleati e degli avversari? 

Difendersi dagli attacchi, quelli veri, è già uno sport particolarmente difficile per chi riveste ruoli di altissima responsabilità istituzionale. A questi, vanno anche aggiunti quelli che arrivano dalla crescente tensione interna alla coalizione e che possiamo categorizzare come “fuoco amico”. 

Che bisogno c’è di aggiungerne altri? Superficialmente si potrebbe rispondere che creare delle minacce immaginarie serva a nascondere quelle reali, di maggiore difficoltà di risoluzione. 

Vero ma, andando un pò oltre, allargando lo sguardo nello spazio e nel tempo, si potrebbe anche pensare che la creazione di minacce serva soprattutto a mascherare l’incapacità. E la tolleranza dell’elettorato rispetto all’incapacità è sicuramente molto alta, abbondanti ne sono gli esempi degli ultimi anni, ma resta alta solo fino a quando non nasca un’alternativa, che venga o non venga dal voto poco cambia. 

Meno ansia da complotti, più governo. 

Meno sindrome da accerchiamento, più apertura alle migliori energie della Nazione. 

Meno chiusura nel bunker, più presenza fisica a supporto delle imprese e di chi crea lavoro. 

Meno ego personali, più coesione di squadra. 

Lo scriviamo oggi e lo continueremo a scrivere, anche a fronte di sondaggi che certificano un consenso stabile, perché consapevoli per esperienza di quanto effimero esso sia. Meglio pensarci prima.