Salute
Virus Dengue, il Perù ha dichiarato lo stato d’emergenza
Di Giuliana Mastri
Il Perù questa settimana ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria in 20 regioni su 25 a causa di un picco di casi di febbre da Dengue, a seguito dell’ondata di caldo e forti piogge. Per il momento, il bilancio è di circa 32 morti dall’inizio dell’anno, come dichiarato dal ministro della Salute Cesar Vasquez. I casi totali registrati di infezione sono saliti a 31.300 nelle prime otto settimane dell’anno, ha detto Vasquez. La dengue, trasmessa in gran parte attraverso le punture di zanzare infette, provoca sintomi come febbre, nausea, vomito, affaticamento e dolori muscolari.
La maggior parte dei casi osservati finora in Perù si sono verificati nel nord del Paese, dove gli ospedali sono già sopraffatti. Secondo i dati ufficiali, lo scorso anno 428 persone sono morte di dengue in Perù, con 269.216 casi di persone infette. Dal 2023, la nazione sud-americana sta affrontando temperature elevate e forti piogge a causa del fenomeno meteorologico El Niño, che ha riscaldato i mari al largo delle coste del Perù.
«Oltre l’83% del territorio del paese affronta problemi legati alla malattia, grazie al decreto sarà possibile l’utilizzo più flessibile del bilancio pubblico per combattere la Dengue», ha detto il ministro della Salute in una conferenza stampa. I dati del ministero della Salute mostrano un aumento dei casi di quasi il 100% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando furono 12.624. Anche il tasso di mortalità è aumentato. Argentina e Brasile sono alle prese con i contagi e stanno attuando misure simili.
Quando i focolai si accendono c’è bisogno di misure emergenziali, ma la prevenzione della Dengue è possibile grazie al vaccino, che in Italia è stato approvato dall’Aifa lo scorso anno ed è prodotto da Takeda. Secondo gli studi, la sua efficacia è dell’80% a 12 mesi dalla seconda dose. I risultati a lungo termine, a quattro anni e mezzo, hanno dimostrato l’utilità del vaccino Dengue del 61,2% nel prevenire la malattia e dell’84,1% nel prevenire l’ospedalizzazione. Il vaccino è stato sviluppo attraverso 19 studi su 28mila pazienti residenti in aree endemiche e non endemiche per la malattia. Il protocollo di vaccinazione prevede due dosi sottocutanee, somministrate ad almeno tre mesi di distanza l’una dall’altra. Inoltre, ed è importante, può essere somministrato indipendentemente dal fatto di essere già stati esposti al virus oppure no.
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