Salute
Vaccino: Confindustria pronta a campagna nelle imprese per 12 milioni di lavoratori
Di Vanessa Gloria
Sempre più concreta per le imprese la possibilità di vaccinare dipendenti – e non solo – presso le proprie strutture. Già la scorsa settimana il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ha confermato la disponibilità ad aprire le fabbriche per favorire la somministrazione dei vaccini ai dipendenti. Se da una parte il numero uno di Confindustria raccoglie e fa suo l’appello del Presidente del Consiglio Mario Draghi, dall’altra sottolinea la necessità di una regia nazionale e che tutto questo debba essere fatto in fretta. L’associazione di imprese garantirebbe la possibilità di arrivare a una platea di 12 milioni di soggetti da coinvolgere nella campagna di vaccinazione, compresi i componenti delle famiglie.
Ora si passa alla fase operativa. A partire dalla Lombardia, la regione in assoluto più colpita dall’emergenza sanitaria. Il protocollo d’intesa locale è già pronto e approvato. L’intento è moltiplicare i luoghi dov’è possibile ricevere la somministrazione del vaccino anti-Covid, in modo tale da accelerare i tempi dell’immunizzazione.
Attiva in questo senso anche la regione Veneto, dove la somministrazione avverrà per mano dei medici competenti. La realizzazione del progetto dipenderà anche dalla disponibilità di dosi di vaccini che potrà fornire il Sistema Sanitario Nazionale. Altre Regioni stanno lavorando nella stessa direzione. Tra queste, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Per quanto riguarda le imprese, la risposta di adesione alla call to action di Confindustria è arrivata già da oltre 4mila realtà. In particolare, il 48% al Nord, il 28% nel Nord-Est, il 14% al Centro, il restante 20% al Sud e nelle Isole. Si lavora intanto, per definire una cornice normativa su tutto il territorio nazionale, che tenga conto delle istanze datoriali e al contempo delle richieste dei sindacati che invocano la necessità di evitare, nei confronti di coloro che rifiuteranno la somministrazione del siero, che si proceda con licenziamenti, ma anche a demansionamenti, riduzioni di stipendio o azzeramento della busta paga e confinamento a casa. Ad ogni modo, è stato più volte sottoposto all’attenzione del Ministro del Lavoro che «vaccinare i lavoratori vuol dire far ripartire il Paese».
Tra i gruppi privati che stanno valutando la possibilità, in prima linea c’è Tim che sta considerando di mettere a disposizione alcune sedi per le vaccinazioni di massa, non solo in via esclusiva ai propri dipendenti. Ma anche Vodafone, Stellantis, Ducati, Lamborghini, hanno avviato il processo di valutazione. Così anche i grandi gruppi a partecipazione pubblica come Enel ed Eni si sono già attivati.
Restano ancora da sciogliere alcuni nodi: primo tra tutti come integrare l’assicurazione dei cosiddetti medici competenti (i medici delle aziende) e se nel piano di vaccinazioni sarà possibile coinvolgere o meno i familiari dei dipendenti. Resta per le imprese che poi non avessero un medico competente disposto a vaccinare, la possibilità di affidarsi al servizio erogato dalla sanità privata. I costi ammonterebbero a 20 euro per singola vaccinazione, ma per molte aziende, anche piccole, ripartire non solo in sicurezza, ma completamente liberi dal virus significherebbe davvero accedere a una nuova era.