Salute
Tumore ovaio, cure innovative per migliorare la sopravvivenza
Di Cesare Giraldi
In Italia ogni anno vengono diagnosticati in fase avanzata 4.800 nuovi casi di tumore dell’ovaio, una neoplasia per la quale fare una diagnosi precoce è molto difficile data l’aspecificità dei sintomi. Grazie a cure innovative e nuovi test molecolari, tuttavia, la sopravvivenza migliora notevolmente. In particolare, secondo l’Ovarian Cancer Commitment (coalizione che riunisce clinici, Istituzioni e associazioni pazienti) è necessario incentivare l’esecuzione del test Hrd, che permette la selezione di terapie efficaci. Solo pochi laboratori svolgono però queste analisi complesse, che ancora non sono previste su tutto il territorio nazionale in attesa dell’entrata in vigore dei nuovi Lea.
L’importanza del nuovo test è stata sottolineata nell’incontro di oggi all’Hotel Nazionale in cui si sono dati appuntamento gli esperti della materia. Il carcinoma ovarico «si caratterizza per notevoli deficit genetici che alterano i meccanismi di riparazione dei danni del Dna – spiega Sandro Pignata, direttore Oncologia Medica, Dipartimento di Uro-Ginecologia dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli -. Esiste però un esame, il test Hrd, che è in gradio di misurare l’instabilità genomica del tumore ovarico, una delle principali caratteristiche biologiche di questo tumore. L’esecuzione del test Hrd permette così di adattare le cure a ogni singola paziente. Rappresenta un’evoluzione del test per individuare la mutazione dei geni Brca in questo tipo di tumore ed è rilevante nella scelta della terapia con i Parp-inibitori, la nuova classe di farmaci in grado di contrastare le neoplasie che presentano un difetto in questi processi molecolari». L’esecuzione del test Hrd, prosegue, «richiede però piattaforme tecnologiche e software attualmente presenti solo in pochi centri altamente specializzati. Inoltre, al momento, il processo di tariffazione e rimborsabilità del test non è sempre chiaro ed omogeno per tutte le regioni. È auspicabile una centralizzazione della governance dei laboratori che svolgono queste analisi molto complesse, basate sulla tecnologia Ngs (Next Generation Sequencing)». Solo così, conclude l’esperto, «è possibile garantire la massima qualità di erogazione degli esami e il contenimento dei costi di esecuzione».
In oncologia AstraZeneca è fortemente impegnata nella ricerca clinica ed ha all’attivo 106 studi sul territorio italiano. «La nostra azienda è orgogliosa di supportare un progetto di valore come questo, che si propone di informare la popolazione femminile su una neoplasia che presenta ancora una diagnosi complessa – ha detto Alessandra Dorigo, Head of oncology di AstraZeneca Italia -. Al tempo stesso con Ovarian Cancer Commitment abbiamo avviato una collaborazione con vari attori del sistema salute con l’obiettivo di migliorare la diagnosi e il trattamento del tumore ovarico. I progressi della ricerca scientifica e della pratica clinica negli ultimi anni hanno prodotto grandi risultati. L’impegno comune deve essere quello di rendere più accessibili queste innovazioni affinché non rimangano ad appannaggio di poche pazienti».
«Il tumore ovarico provoca ancora troppe vittime in Italia così come in molti altri Paesi Occidentali – il messaggio dell’onorevole Annarita Patriarca, Componente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati -. Tuttavia è una patologia oncologica ancora poco conosciuta ed è necessario informare maggiormente l’opinione pubblica. Sul versante istituzionale, è necessario un impegno comune del Governo e del Parlamento per garantire l’accesso a tutte le donne ai trattamenti più innovativi ed efficaci. Una priorità non rinviabile, che deve essere inserita nell’agenda politica».