Salute
Trapianti e donazioni di organi in aumento in Italia, ma le normative non sono ancora al passo coi tempi
Di Filippo Fanuele
Nel 2022 il nostro paese ha superato quota 1.800 donazioni di organi annui, più precisamente 1.830 secondo il Centro Nazionale Trapianti, un aumento significativo del +3,7% rispetto all’anno precedente. Fra i paesi europei, l’Italia si piazza al terzo posto per donazioni di organi da cadavere, davanti alla Germania e di poco dietro alla Francia (il primato è detenuto dalla Spagna di un ampio margine da oramai qualche anno). Nonostante questo risultato molto incoraggiante, ci sono ancora passi importanti da prendere per migliorare il sistema delle donazioni, da una maggiore sensibilizzazione del pubblico sul tema, all’aggiornamento delle leggi in vigore fino a una più ampia collaborazione dello Stato con l’industria e la ricerca privata.
Alcuni di questi punti sono stati sollevati sulla trasmissione del Watcher Post, “Largo Chigi”, in cui la senatrice ospite Elisa Pirro, membro della Commissione Sanità del Senato, ha sottolineato l’importanza di modificare le normative sulla donazione di organi. L’ultima revisione di queste leggi è stata fatta nel 1999, ai tempi di una realtà medico-sanitaria ben diversa da quella del 2023. Un altro aspetto importante di questo processo di modernizzazione è un consolidamento del dialogo fra le istituzioni e l’impresa medica privata che vive in prima persona le carenze del sistema attuale, partendo banalmente dagli aggiustamenti burocratici per accelerare e perfezionare la rete di donazioni. Ad oggi, sono più di 8.000 i pazienti in lista d’attesa per un trapianto (di questi circa il 72% per un rene, il 12% un fegato, e il 7,9% un cuore). La lista d’attesa considera vari fattori nel valutare un candidato a ricevere una donazione, fra cui il tempo passato in lista, la gravità della condizione e l’età del paziente. I tempi in lista sono relativamente corti per lo standard mondiale, tuttavia vanno ancora ottimizzati. Si parla, in media, di 5 mesi di attesa per un fegato, 11 mesi per il pancreas, 1 anno e 1 mese per cuore e polmoni e 2 anni per un rene (dati del Centro Nazionale Trapianti).
Durante la stessa puntata di “Largo Chigi” viene discusso un altro punto sanitario rilevante al tema delle donazioni, ovvero il deficit di plasma e plasmaderivati utilizzati per trattare una vasta serie di condizioni, come emorragie o immunodeficienze primarie. Il plasma, un componente del sangue, è composto per il 90% circa da acqua, e contiene al suo interno proteine, nutrienti, enzimi, ormoni e molte altre sostanze. Al momento il fabbisogno medico di plasma e plasmaderivati è coperto solo al 74% dalle donazioni dei cittadini, mentre parte del rimanente è acquistato da grandi produttori come gli Stati Uniti o la Cina. Gran parte del motivo di questo deficit è una mancanza di informazioni diffuse sul plasma e sulla sua essenzialità per il sistema sanitario, che spesso si deve rivolgere a terzi per soddisfarne la domanda (in alcuni casi neanche questo supplemento basta per far arrivare il plasma e i suoi derivati ai pazienti nei tempi ideali).