Salute

Sanità digitale, Gemmato lancia la scommessa

10
Febbraio 2025
Di Paolo Bozzacchi

(Intervista di Paolo Bozzacchi al Sottosegretario di Stato per il Ministero della Salute Marcello Gemmato, pubblicata su “l’Economista”, inserto economico de “Il Riformista”)

Il nostro Servizio Sanitario nazionale è una eccellenza a livello globale, perché garantisce una copertura universale a tutti i cittadini. L’universalità però deve coniugarsi con la sostenibilità, anche economica oltreché sociale: come garantire questo equilibrio?

«Ci tengo a rimarcare che il nostro Servizio Sanitario Nazionale è ai primi posti a livello mondiale come modello di assistenza universalistica. Questo Governo crede nella sanità pubblica e sta lavorando per rafforzare il SSN, a 46 anni dalla sua istituzione. Tre le principali linee d’azione: incremento delle risorse, potenziamento della sanità territoriale e valorizzazione del personale sanitario. Il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale continua a crescere: il fondo ha raggiunto i 136,5 miliardi di euro per il 2024 e salirà a 141,3 miliardi nel 2027. Il miglioramento dell’assistenza territoriale, il nervo scoperto dell’emergenza pandemica, procede secondo le previsioni del PNRR. Ad oggi, oltre l’80% dei cantieri per case e ospedali di comunità è stato avviato, con completamento previsto entro giugno 2026. Inoltre, rispetto all’obiettivo UE di 480 Centrali Operative Territoriali, ne sono già state attivate 612, ben 132 in più, ora in fase di rendicontazione e valutazione da parte della Commissione Europea.

Il cuore pulsante del SSN è il suo personale sanitario, che il Governo ha valorizzato fin dal primo giorno, destinando maggiori risorse a contratti, indennità e borse di studio, oltre a incentivare il reclutamento e la stabilizzazione. Si tratta di criticità ereditate da una programmazione insufficiente del passato, che stiamo affrontando con pragmatismo e interventi mirati. La sostenibilità del SSN non può prescindere da investimenti adeguati, accompagnati da un’evoluzione dei modelli organizzativi».

Quali sono oggi le priorità di sanità pubblica nell’agenda di governo? Cosa è stato fatto e cosa c’è all’orizzonte? 

«La nostra priorità è rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale, rendendolo più efficiente e adeguato alle necessità attuali. Stiamo intervenendo con decisione sul recupero delle liste d’attesa, un problema mai affrontato prima con un provvedimento specifico. Oltre allo stanziamento di risorse dedicate, già previste anche nella Legge di Bilancio 2025, abbiamo introdotto misure innovative: la Piattaforma nazionale di monitoraggio, per garantire maggiore trasparenza ed efficienza nella gestione delle prenotazioni; il CUP unico regionale, con agende condivise tra strutture pubbliche e private accreditate; l’obbligo per le ASL di assicurare ai cittadini l’accesso alle prestazioni entro i tempi stabiliti dalla legge.

Parallelamente, investiamo nella sanità digitale, un settore in cui l’Italia è tra i Paesi più avanzati dell’UE. A breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sull’Ecosistema dei dati sanitari, mentre è in fase di sviluppo il nuovo portale del Fascicolo Sanitario Elettronico, che includerà anche un cruscotto di monitoraggio della sua implementazione. Inoltre, nello schema di DDL sull’intelligenza artificiale è stata inserita una norma per regolamentare l’utilizzo delle soluzioni di IA in ambito sanitario».

La collaborazione tra la sanità pubblica e la componente di diritto privato è necessaria per garantire un ampio accesso alle cure da parte dei cittadini e questo è tangibile soprattutto per abbreviare le liste di attesa. Dal suo punto di vista, come può o dovrebbe essere valorizzata la collaborazione tra pubblico e privato nel settore della sanità?

«La collaborazione tra sanità pubblica e privato accreditato è utile e in molti casi necessaria a garantire un accesso più rapido alle cure, come appunto nel caso della riduzione delle liste d’attesa. Come ho spesso sottolineato, ai cittadini interessa che le prestazioni siano gratuite, tempestive ed efficaci, indipendentemente dalla natura giuridica dell’erogatore. È nostro dovere assicurare loro questo diritto, valorizzando tutte le risorse a disposizione, senza pregiudizi ideologici».

Recentemente ha dichiarato che il nostro Ssn è dedicato per il 90% alla cura e soltanto per il 10% alla prevenzione. Come si potrebbe cambiare questa proporzione e quali ricadute concrete anche in termini finanziari potrebbe avere l’adozione di politiche di prevenzione ad ampio raggio?

«Attualmente, solo il 5% del Fondo Sanitario Nazionale è destinato alla prevenzione, mentre il restante 95% viene impiegato per la cura. Questo equilibrio va progressivamente modificato, perché investire in prevenzione significa rendere il sistema sanitario più sostenibile ed efficiente, riducendo l’incidenza di malattie evitabili e migliorando la qualità della vita. Con l’invecchiamento della popolazione italiana, non basta vivere più a lungo: è essenziale farlo in buona salute. Per questo, è fondamentale promuovere stili di vita sani, potenziare i programmi di screening e sensibilizzare sull’importanza di ridurre fattori di rischio come sedentarietà, obesità e abuso di alcol. Secondo gli ultimi dati AIOM, l’obesità è un fattore di rischio per ben 12 tipi di tumore. Eppure, possiamo contare su un patrimonio inestimabile: la dieta mediterranea, una risorsa preziosa per la prevenzione di malattie cardiovascolari, metaboliche e oncologiche».

Lei ha la delega alle malattie rare. Quali sono le aree di intervento più urgenti e cosa si potrebbe fare per aumentare l’efficacia di questa battaglia anche culturale?

«Le malattie rare rappresentano una delle sfide più complesse per i sistemi sanitari, richiedendo interventi su cura, ricerca, formazione e percorsi assistenziali. L’Italia, prima in Europa e seconda al mondo dopo gli USA, è un modello di presa in carico. Il nostro Governo ha dato nuovo impulso alle politiche nazionali, aggiornando il Piano Nazionale Malattie Rare dopo anni di stallo e finanziandolo con 50 milioni di euro per il biennio 2023-2024. L’istituzione del Comitato Nazionale consente di attuare azioni concrete, potenziando la rete assistenziale e migliorando i Centri dedicati. Garantire un accesso equo e tempestivo a cure, farmaci, dispositivi e riabilitazione è una priorità, così come la formazione dei professionisti per accelerare le diagnosi e la ricerca per offrire nuove soluzioni terapeutiche. Fondamentale è il contributo delle Associazioni dei pazienti e l’unità della politica su un tema che non deve conoscere divisioni. Le malattie rare ne sono un esempio virtuoso».

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