Salute

Salute della donna: più attenzione, più studi, ma le disuguaglianze restano

24
Aprile 2025
Di Ilaria Donatio

Negli ultimi dieci anni l’attenzione per la salute della donna è cresciuta in modo significativo, sia in Italia che nel mondo. Lo dimostrano i numeri: nel 2015, con la chiave “women’s health”, la piattaforma scientifica PubMed contava 35.945 pubblicazioni, salite a 62.262 nel 2024. E in Italia si è passati da 1312 a 3491 articoli, quasi il triplo. Un salto che riflette un cambio di passo culturale, scientifico e istituzionale, di cui la Giornata nazionale della salute della donna, celebrata ogni 22 aprile, è emblema e catalizzatore.

Istituita nel 2015 su iniziativa della Fondazione Atena Onlus e promossa dal Ministero della Salute, la Giornata punta a valorizzare la salute femminile in tutte le fasi della vita, dalla prevenzione all’accesso alle cure, con il contributo del mondo scientifico, del Servizio sanitario nazionale e delle associazioni.

In occasione del decennale, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso un quadro aggiornato, con numeri e progressi raggiunti. Dal 2017 a oggi, anno in cui è stato istituito il Sistema nazionale linee guida, sono state pubblicate 16 raccomandazioni cliniche dedicate alla salute femminile: oncologia ginecologica e senologica, salute riproduttiva, gravidanza, ginecologia e uro-ginecologia.

Secondo il Centro di medicina di genere dell’ISS, diretto da Elena Ortona, sono cresciuti anche gli studi che includono il genere come variabile cruciale nella ricerca clinica: +52% in ambito cardiovascolare, +50% nei tumori, +44% sulle terapie oncologiche, +53% su prevenzione e stili di vita, +52% sul diabete, +61% sulle malattie autoimmuni e +44% sugli effetti delle vaccinazioni. “Sono numeri che parlano chiaro: la medicina di genere non è più una nicchia, ma una frontiera della buona pratica clinica”, sottolineano dall’ISS.

Tra i risultati più concreti, l’introduzione del test HPV come nuovo standard di screening per il tumore al collo dell’utero, che ha progressivamente sostituito il Pap-test nelle over 30 in molte Regioni. Maggiore attenzione è stata dedicata anche a patologie croniche come endometriosi e fibromialgia, per anni sottovalutate: la prima è oggi riconosciuta come malattia cronica, mentre per la seconda sono stati definiti criteri diagnostici più chiari, come il dolore muscolo-scheletrico diffuso e i tender points alla digitopressione.

In oncologia, spiega il Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’ISS, diretto da Mauro Biffoni, si è assistito a un progressivo aumento della sopravvivenza nelle donne grazie a diagnosi più precoci e a nuove terapie. Tra il 2006 e il 2021, la mortalità femminile per tumore è calata di oltre il 20% nella fascia 20-49 anni. Oggi si stima che vivano in Italia circa 2 milioni di donne dopo una diagnosi oncologica, di cui la metà con una sopravvivenza superiore ai 10 anni. Le percentuali di “speranza di guarigione” – ossia la possibilità di vivere quanto una persona non malata – sono incoraggianti: 73% per il tumore al seno, 69% per l’utero, 58% per la cervice e 32% per l’ovaio.

In questa direzione si muove anche il lavoro del Centro Nazionale Clinical Governance ed Eccellenza delle Cure, diretto da Velia Bruno, che ha promosso linee guida fondate sulle migliori evidenze disponibili, per garantire cure efficaci, sicure ed eque lungo l’intero arco della vita femminile: dalla fertilità alla menopausa, dalle malattie croniche alla gravidanza.

Ma la salute della donna non è solo una questione biologica. Come sottolinea il Centro di riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’ISS, i fattori sociali pesano almeno quanto quelli genetici. “Stereotipi, ruoli di genere, violenza, molestie, precarietà lavorativa e squilibri familiari incidono profondamente sul benessere psicologico femminile. Intervenire su questi determinanti significa investire nella salute dell’intera collettività”, spiegano gli esperti.

Un concetto rilanciato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nella sua dichiarazione ufficiale per la giornata ha ricordato come “la salute, riconosciuta dalla Costituzione all’articolo 32 come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, deve garantire un equo accesso alle cure”. E ha aggiunto: “Negli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi avanti, come l’introduzione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale con la legge 3 del 2018. Ma persistono ancora marcate disuguaglianze sanitarie che penalizzano le donne”.

Una consapevolezza che non si traduce ancora in piena equità. Le donne, infatti, vivono più a lungo degli uomini, ma con un’incidenza maggiore di malattie croniche. E la vulnerabilità, ha sottolineato Mattarella, “è più accentuata rispetto a quella maschile”. Ecco perché è urgente “rafforzare la medicina di genere con investimenti in ricerca, prevenzione, educazione sanitaria e formazione dei professionisti”.

L’edizione 2024 della Giornata, promossa dal Ministero della Salute con il patrocinio della Presidenza del Consiglio, è dedicata ai temi dell’innovazione, dei cambiamenti demografici e dell’equità. Con un messaggio chiaro: migliorare la salute delle donne significa migliorare il futuro del Paese.