Salute
Plasma: raccolta in positivo, tuttavia non è abbastanza
Di Francesco Tedeschi
Ci voleva il mese di febbraio per confermare il segno positivo alla raccolta di plasma in Italia. Fino allo scorso gennaio infatti i dati di dicembre non facevano ben sperare. Con la raccolta dell’ultimo mese dell’anno che registrava un altro segno negativo, veniva confermato il trend del 2022. Una tendenza inaugurata durante la pandemia e che negli ultimi mesi sembra essersi arrestata.
A confermare la raccolta positiva il report del Centro Nazionale Sangue che, nel mese di febbraio, indica un +11,2% rispetto a un anno fa. Quando di plasma ne erano stati raccolti 842.949 chili, circa 20mila in meno rispetto al 2021 e si era registrato un calo percentuale complessivamente del 2,3%. Un calo che si era addirittura attestato ai livelli inferiori del 2020, quando i mesi di lockdown avevano influito pesantemente su tutto il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). In ogni caso i numeri di questo primo bimestre del 2022 fanno ben sperare, soprattutto tenendo in considerazione come il rendimento sia stato migliore rispetto ai primi bimestri sia del 2022 che del 2020.
Il plasma, ovvero la parte liquida del sangue, è un elemento essenziale alla produzione di farmaci salvavita, per questo motivo la sua mancanza rappresenta un problema rilevante sia per i pazienti che per il SSN. In Italia tuttavia il plasma raccolto dai donatori non garantisce una copertura completa del fabbisogno, la copertura infatti arriva al 70%, una quantità che non è sufficiente a produrre tutti i farmaci necessari. Motivo per cui l’Italia ricorre al mercato estero dei plasmaderivati. E in particolare dagli Stati Uniti dove la raccolta quest’anno ha segnato un punto negativo, comportando di conseguenza un aumento dei prezzi significativo. Aumento che necessariamente avrà una ricaduta non solo sulla reperibilità in un futuro prossimo di farmaci plasmaderivati, usati principalmente in terapia salvavita, ma pure su l’intera filiera di quelle aziende la cui capacità produttiva è direttamente proporzionale al plasma a disposizione.
Il comparto industriale privato è l’unica soluzione esistente per realizzare farmaci plasmaderivati, senza il quale, per i pazienti, non esistono alternative in ambito pubblico. Il processo produttivo parte dal reperimento del plasma, che non è sintetizzabile e che dipende interamente dalle donazioni volontarie. Per questo motivo, c’è la necessità di trovare soluzioni concrete che possano garantirne una maggiore disponibilità. Per farlo è stato istituto dal recente DDL Concorrenza un fondo di 1 milione di euro annui – a partire dal 2022 – affinché il Ministero della Salute in collaborazione con il Centro Nazionale Sangue e le associazioni di settore sviluppino un piano di comunicazione e formazione sulla donazione volontaria del sangue. Le iniziativi di sensibilizzazione infatti sono l’unico modo attraverso cui sollecitare una maggiore raccolta di sangue. La produzione di alcuni medicinali salvavita e la disponibilità di sangue dipendono e continueranno a dipendere dallo sforzo di tutti.