Salute
Diabete pronte le nuove cure. La ricerca svela la connessione con il microbiota
Di Giuliana Mastri
La scienza medica negli ultimi anni sta indagando molto la relazione tra il microbiota e le patologie. Oltre agli studi sulla correlazione con disturbi mentali e neurologici, un buon funzionamento della flora batterica intestinale può prevenire lo sviluppo di malattie autoimmuni come anche il diabete di tipo 1. La flora intestinale è il complesso di microrganismi presente nel nostro apparato digerente capace di svolgere varie importanti funzioni metaboliche, contribuendo allo sviluppo del sistema nervoso e controllando il sistema immunitario. Si è infatti scoperto che il microbiota è in grado di modulare alcuni nostri meccanismi di difesa, ad esempio, nel corso di infezioni e contro i tumori.
A condurre un nuovo studio sul coinvolgimento del microbiota nel diabete di tipo 1, recentemente finanziato dal Ministero della Salute, sarà il gruppo di ricerca diretto dalla Dr.ssa Marika Falcone presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. Lo studio si svolgerà in collaborazione con le Unità cliniche di Diabetologia, Pediatria e Gastroenterologia dell’Ospedale. Il gruppo di ricerca Patogenesi Autoimmune, guidato da Marika Falcone, studia già da molti anni il ruolo che l’ambiente intestinale e il microbiota giocano nelle malattie autoimmuni extra-intestinali, tra cui il diabete di tipo 1.
Le patologie autoimmuni sono quelle condizioni in cui, per cause ancora sconosciute, il sistema immunitario attacca alcuni componenti del nostro stesso organismo, come le isole pancreatiche produttrici di insulina nel caso del diabete di tipo 1 o diabete autoimmune.
Lo scopo della ricerca sarà dimostrare la relazione di causa-effetto tra composizione del microbiota, infiammazione intestinale e insorgenza del diabete autoimmune. Confrontando soggetti sani e affetti da diabete e analizzando parti di tessuto intestinale. Una pratica già ampiamente usata per il riscontro della malattia celiaca, gastrite atopica e altri disturbi gastrointestinali. Non comporta alcun rischio per i pazienti.
«Il contributo di tutti, sia di soggetti affetti da diabete di tipo 1, sia di soggetti sani, che si rivolgono al nostro ospedale per effettuare una gastroscopia a scopo diagnostico, sarà essenziale per capire il ruolo del microbiota nello sviluppo del diabete di tipo 1 e aprirà la strada a nuove terapie volte a modificare l’ambiente intestinale per prevenire la malattia o migliorarne il decorso in pazienti diabetici», conclude Marika Falcone.