Salute
L’allarme di Farmindustria: «Con la guerra il 60% delle imprese avrà carenza di materiali»
Di Massimo Gentile
Nell’ultimo mese, dominato dalla guerra in Ucraina, la situazione è peggiorata per le aziende farmaceutiche: «Noi abbiamo oggi, come tutte le industrie, un problema dei costi dell’energia e sappiamo benissimo quali sono gli incrementi che si stanno registrando su questo fronte. Però il problema della nostra industria è che noi, imprese del farmaco, non possiamo intervenire sui prezzi». Lo ha sottolineato oggi in un’intervista all’Adnkronos Salute Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. «Abbiamo fatto un’analisi: noi potremmo avere nel brevissimo termine delle problematiche di carenze di materiali – spiega -. Secondo un’indagine condotta con le nostre aziende, nel breve periodo il 60% delle imprese avrà carenza di materiali, il 46% avrà carenze di imballaggi, il 37% avrà problemi di logistica. Tutto questo cosa comporta? Che mettiamo ancora più a rischio le nostre produzioni. Soprattutto le produzioni importanti, quelle di grossi volumi di prodotti a basso costo. Ancora di più ci sarà il rischio di produzioni e localizzazioni estere».
Attualmente le regole di governance risalgono a circa 14 anni fa e non sono mai state aggiornate. A questo si unisce il fatto che «continuiamo a vedere regole scritte, tipo revisioni di prontuari, che sono delle manovre che vogliono intervenire sui prezzi. Per assurdo – continua Scaccabarozzi – noi avremmo bisogno di un aumento dei prezzi, perché i costi dell’energia soprattutto sui prodotti a basso costo si stanno facendo sentire».
La situazione dell’industria farmaceutica in Italia negli ultimi due anni, non è rosea, perché non è in linea con gli andamenti degli anni scorsi. La produzione è rimasta sempre importante perché ha un valore di 34 miliardi e oltre l’80% è destinata all’export, ma si sta perdendo terreno nei confronti dei competitor europei. «Per quanto riguarda la crescita – continua Scaccabarozzi – abbiamo un piccolo rimbalzo nel 2021, del 3%. Ma nel 2020 c’è stato un andamento negativo. Quindi, in sostanza, il biennio 2020-2021 si chiude in linea con il 2019. Poi noi abbiamo tra l’altro una parte rilevante dei fatturati che è assorbita dai payback, in base al sistema che impone alle aziende di farsi carico di una quota dello sfondamento del tetto di spesa farmaceutica fissato per legge». Anche nel 2021 il ripiano per sfondamento della spesa ammonterà a una cifra superiore al miliardo, a cui non va dimenticato di sommare circa 550 milioni dei payback legati ai prodotti durante la negoziazione. E adesso, avverte Farmindustria, «la situazione diventa un po’ più complessa. Germania e Francia stanno recuperando perché, mentre noi siamo piatti, questi due Paesi stanno crescendo a una media che va dal 3 al 5%. La nostra leadership – che abbiamo faticosamente recuperato negli ultimi 4-5 anni, fino al 2019 – adesso è se non altro condivisa. Cioè non siamo più al primo posto da soli».