«L’idea che la spesa sanitaria sul PIL dell’anno prossimo possa essere minore di quella del 2019, grida vendetta. Rischiamo di compromettere il nostro SSN – non possiamo cancellare la lezione del covid». Inizia così – a gamba tesa – Roberto Speranza alla presentazione del suo libro sulla crisi pandemica, “Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”. Lo fa davanti a Giuseppe Conte e Elly Schlein riuniti nella Sala della Regina di Montecitorio per tentare il disgelo dei rapporti all’interno delle opposizioni; e avverte «bisogna fare la fatica di coltivare un terreno oppure ci ritroveremo Salvini e Meloni per i prossimi anni».
La pandemia è stato un momento importante, e proprio sotto questa stella che l’ex ministro cerca un terreno comune. Non è vero, quindi, che non esiste una alternativa all’attuale governo, esiste, secondo Speranza, e lo abbiamo visto durante il Covid. «Ci sono molte cose su cui possiamo unirci e lavorare bene, bisogna avere il coraggio di farlo» e chiosa «perché voglio bene a Giuseppe ma quando l’ho sentito in tv su Biden e Trump mi si sono rizzati i capelli». Facendo riferimento alla dichiarazione dell’ex premier in cui spiegava che, vinca Trump o vinca Biden, con gli Stati Uniti occorre mantenere dei rapporti di collaborazione, Conte ha precisato: «A Speranza si sono rizzati i capelli sulla testa? Beh, a me si rizzano i capelli sulla testa davanti a un Pd bellicista e che rinnega la vocazione ambientalista, come sul termovalorizzatore». A questo punto Schlein si agita sulla sedia, ma riesce a rimanere quasi impassibile.
E forse anche un po’ per questo che la risposta dei due è di prassi. Da una parte Elly Schlein e la “responsabilità di costruire un’alternativa insieme”, dall’altra Giuseppe Conte che verso il Pd non ha “nessun pregiudizio ma ostacoli da rimuovere”. Due vie di guardare a un possibile centrosinistra, dopo le frizioni sui tanti temi, ultimo la Rai, solo in ordine di tempo. Quando l’ex premier ha rifiutato di partecipare al sit-in annunciato da Schlein in Rai e, soprattutto, il post con cui il presidente del M5s ha attaccato la segretaria. “Basta ipocrisie”, ha scritto accusando il Pd di essere il detentore del “record di servizi confezionati” su misura dai Tg Rai.
Insomma, l’obiettivo dell’evento è palese: parlare del libro per parlar d’altro. Davanti però ad un discorso più concreto di un terreno comune, anche e soprattutto in vista delle elezioni regionali, entrambi i segretari sono assai prudenti ma sembrano entrambi d’accordo sul fatto che prima si trova l’intesa e meglio è. «In alcuni territori le nostre comunità sono in opposizione, ma da parte nostra, non c’è nessun atteggiamento pregiudiziale», solo «ostacoli da rimuovere», dice con cautela Conte. Ad ascoltarli, in platea, una buona parte di quello che è stato il governo giallorosso. Il viceministro Pierpaolo Sileri, quindi Stefano Patuanelli e Dario Franceschini, che prende posto accanto a Massimo D’Alema. Non ultimo l’ex segretario dem Pier Luigi Bersani, che prima di uscire dichiara: «al governo c’è la destra, bisogna darsi da fare. Non è che possiamo stare a pettinare le bambole».