Salute

G20 a Bali, l’Italia darà 185 milioni al Fondo globale per la Salute

15
Novembre 2022
Di Giuliana Mastri

Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea. Sono i 20 che rappresentano il 60% della popolazione globale, l’80% del Pil mondiale e il 75% dei traffici commerciali. Si è aperto il G20 a Bali.

I grandi della terra stavolta si confronteranno su tre macro-temi. La salute globale, la transizione ecologica e la transizione digitale. E già elementi degni di nota emergono. Come l’annuncio del premier Giorgia Meloni, l’unica donna a intervenire in questo primo giro, di destinare 185 milioni al Fondo Globale della Salute, per combattere Tbc, Hiv e Malaria. Meloni ha anche condannato l’aggressione russa all’Ucraina ponendo l’accento sulle ricadute economiche della decisione di Mosca.

Dal confronto con i capi di Stato è emersa la conferma che la pandemia Covid è quasi alla spalle, ma sarà necessario un coordinamento sempre migliore perché le forti migrazioni, il cambiamento climatico e lo sfruttamento ambientale determinano maggiori rischi di nuovi episodi simili. Tema condiviso anche dal presidente del Consiglio, che ha dichiarato: «Stiamo valutando la possibilità di un ulteriore aumento del nostro contributo», ricordando che «con questo nuovo contributo l’Italia avrà donato più di un miliardo e mezzo di dollari al Global Fund. Siamo tra i primi dieci donatori e continueremo a contribuire alla lotta contro queste tre piaghe».

Altro punto fondamentale è il colloquio tra Biden e Xi Jinping, inaspettato, dal quale, al di là dei comunicati di rito, si intuisce la volontà di trovare una quadra sul delicato dossier taiwanese e nord-coreano. Con il presidente americano che ha esortato l’omologo cinese a dissuadere Kim dalle sue pericolose dimostrazioni di forza. Cina e Stati Uniti, quindi, ci fanno ben sperare sul fatto che una terza guerra mondiale per Taiwan forse non ci sarà. Stesso auspicio, a giudicare anche dall’incontro di Xi e Biden, ora si nutre anche in rapporto a Kiev. Perché se Zelensky e Lavrov continuano ad attaccarsi verbalmente, gli ultimi sviluppi sul campo lo giustificherebbero.