Salute

Ernia del disco? Ora si tratta con la laser terapia

04
Marzo 2019
Di Redazione

 

Le ernie discali rappresentano un’anomalia della colonna vertebrale molto diffusa e con cui addirittura 4 italiani su 5 saranno costretti a convivere nel corso della propria vita. Le ernie discali si manifestano soprattutto nella fascia d'età tra i 35 ed i 45 anni, quando il nucleo centrale è ancora ben idratato e gelatinoso. In genere, con i trattamenti tradizionali, si osserva un buon recupero nell’arco di alcuni mesi, periodo durante il quale la porzione del disco erniata tende a ridursi di volume. Per combattere in maniera più rapida ed efficace l’ernia del disco è stata creata in Italia la Theal Therapy: la terapia sfrutta diverse lunghezze d’onda che si possono dosare tra loro per ottenere il mix perfetto per una determinata patologia e per un determinato paziente, adattando il trattamento in base a parametri fisiologici come età, dolore, fototipo e tipologia di tessuto, migliorando notevolmente le performance terapeutiche e riducendo i tempi di recupero.

L’efficacia di Theal Therapy è stata dimostrata da uno studio condotto dagli esperti della Clinica Ortopedica della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari, pubblicato recentemente dall’American Journal of Arthritis, che hanno monitorato 20 pazienti dell’età media di 60 anni affetti da dolori lombari cronici. Seguiti minuziosamente attraverso un trattamento di 5 sedute a settimana, per un totale di 10 sessioni, i pazienti hanno riscontrato una notevole riduzione del dolore ed un miglioramento nel recupero del processo funzionale a soli 10 giorni dalla fine del trattamento e in un lasso di tempo compreso tra i 2 e i 12 mesi. Questi risultati clinici si sono rivelati coerenti con gli effetti biologici attesi per ogni lunghezza d'onda somministrata con Theal Therapy.

Ma in cosa consiste questa diffusa problematica? L’integrità del disco invertebrale viene compromessa in due fasi: “bulging discale” o profusione, ed ernia discale vera e propria. Nel primo caso le fibre dell’anulus discale sono stirate ed allungate con perdita della loro elasticità. Nel secondo, invece, l’anello fibroso si rompe sotto la spinta del nucleo polposo che fuoriesce al di fuori di esso. Tale patologia si configura molto spesso come il risultato di una progressiva graduale degenerazione del disco. Con il passare degli anni si assiste infatti a una progressiva perdita di idratazione dei dischi che quindi riducono la loro elasticità, diventando più esposti a strappi e rotture anche in seguito a traumi o pressioni di minore entità. Spesso un trattamento conservativo permette di affrontare temporaneamente la situazione: evitando i movimenti e le posizioni che inducono dolore, assumendo farmaci antinfiammatori e ricorrendo alle terapie fisiche è infatti possibile ottenere la riduzione o la scomparsa dei sintomi nel 70% dei casi.

A livello di prevenzione, alcuni fattori che possono favorire il rischio di una comparsa di un’ernia del disco e che quindi sono da evitare possono essere il sovrappeso, le prolungate posture scorrette e l’esecuzione di attività che sottopongono a eccessivo stress la colonna lombare, come il sollevamento di pesi che vanno a sovraccaricare la schiena. Anche altre condizioni, come la presenza di diabete e il fumo di sigaretta sembrano aumentare il rischio di sviluppare un’ernia del disco, la cui comparsa si fa più comune con il passare degli anni, anche se in genere è difficile che si manifesti dopo i 60 anni.

 

 

P.P.

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