Salute

Dalla dengue al vaiolo delle scimmie: il nuovo elenco di virus e batteri più pericolosi per l’Oms

17
Agosto 2024
Di Ilaria Donatio

Cresce la preoccupazione in merito al vaiolo delle scimmie. Nei giorni scorsi l’Oms ha dichiarato l’emergenza sanitaria globale a causa dell’impennata dei casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo quest’anno (oltre 15.600 casi e 537 decessi, superando il totale dello scorso anno) e dell’allargamento dell’epidemia a numero crescente di Paesi africani. E dopo che la Svezia ha segnalato il primo caso della variante più contagiosa e pericolosa. 

Aggiornato l’elenco di virus e batteri più a rischio
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dunque aggiornato l’elenco degli agenti patogeni a più alto rischio che potrebbero provocare in futuro una nuova pandemia. Si tratta di 32 virus e batteri. Si va dalla dengue al vaiolo delle scimmie. E per non farsi mancare nulla, ai virus più noti se ne aggiunge un patogeno X, un agente oggi ignoto, che, come avvenuto nel 2019 con il virus SarsCoV2, potrebbe emergere e diffondersi in tutto il mondo. 

“La storia ci insegna che la prossima pandemia è una questione di quando e non di se. Ci insegna anche l’importanza della scienza e della determinazione politica nel mitigarne l’impatto”, ha affermato in una nota il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Iss: in Italia 283 casi di Dengue da inizio anno
Fenomeno fino poco tempo fa caratteristico dei paesi tropicali, a causa del riscaldamento globale e l’intensificazione degli scambi economico-commerciali, la dengue è arrivata pure nell’emisfero Nord, con diversi casi confermati negli Stati Uniti e in Europa.

Sono 283 i casi confermati di Dengue segnalati all’Istituto superiore di sanità nel 2024. Tutti sono stati contratti durante viaggi all’estero, la maggior parte in Brasile e alle Maldive. Lo riporta l’ultimo bollettino dell’Iss sulle arbovirosi, aggiornato per il virus Dengue all’8 luglio. Rispetto alla rilevazione precedente (259 casi da inizio anno al 10 giugno), si contano 24 nuove infezioni in 1 mese.

Il vaccino
Resta quindi di grande attualità il tema del vaccino, che in Italia è stato introdotto lo scorso anno da Takeda, con l’approvazione dell’Aifa. Un vaccino che è stato ritenuto molto performante, con un’efficacia dell’80% a 12 mesi dalla seconda dose. I risultati a lungo termine, a quattro anni e mezzo, hanno dimostrato l’utilità del vaccino Dengue del 61,2% ner prevenire la malattia e dell’84,1% nel prevenire l’ospedalizzazione.

Il vaccino per la dengue è stato sviluppato attraverso 19 studi su 28mila pazienti residenti in aree endemiche e non endemiche per la malattia. Una popolazione molto variegata. Può essere somministrato in tutti i soggetti che abbiano compiuto i 4 anni di età. Il protocollo di vaccinazione prevede due dosi sottocutanee, somministrate ad almeno tre mesi di distanza l’una dall’altra. Inoltre, ed è importante, può essere somministrato indipendentemente dallo stato di sieropositività, quindi anche per chi non ha avuto precedente esposizione al virus e senza la necessità di dover eseguire un test pre-vaccinale.
The Watcher Post ha seguito il caso Dengue sin dalle sue origini e documentato l’introduzione e l’efficacia del vaccino. Ecco come funziona.

Qual è la situazione in Italia?
In Italia “nel primo semestre 2024 il numero di casi confermati da virus Dengue è aumentato di oltre 5 volte rispetto allo stesso periodo del 2023. Un aumento coerente con la diffusione della trasmissione del virus negli ultimi anni a livello globale”, sottolinea l’Istituto superiore di sanità.

Dal 1 gennaio all’11 luglio 2024 – emerge inoltre dal bollettino Iss – al sistema di sorveglianza nazionale risultano anche 4 casi confermati di Zika virus (di importazione); 5 casi confermati di Chikungunya (di importazione); 20 casi confermati di infezione neuro-invasiva-Tbe (autoctoni e concentrati soprattutto in Veneto, con zero decessi); 12 casi confermati di infezione neuro-invasiva da Toscana virus (autoctoni e concentrati soprattutto in Emilia Romagna, con zero decessi).

Quanto al vaiolo delle scimmie, la situazione è attualmente “sotto controllo” in quanto “non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox”, ha dichiarato Mara Campitiello, capo del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute. I casi attualmente descritti in Italia non sono stati gravi ma hanno necessitato di monitoraggio clinico.

La storia di Mpox
Identificato per la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle zone delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale, quando invece il vaiolo era nelle fasi finali dell’eradicazione, il virus del vaiolo delle scimmie (Mpox) continua a mutare.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha affermato che è “altamente probabile” che l’Unione europea registri più casi importati di vaiolo delle scimmie attualmente “in circolazione in Africa”. Tuttavia, prosegue l’Ecdc nella nota pubblicata sul suo sito, “la probabilità di una trasmissione sostenuta in Europa è molto bassa a condizione che i casi importati vengano diagnosticati rapidamente e vengano implementate misure di controllo”.

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