Salute
Covid, da un’eccellenza italiana arriva nel 2022 una nuova cura
Di Valentina Ricci
Il contrasto al Covid non si ferma. Se da un lato continua a tamburo battente la campagna vaccinale, dall’altro va avanti la ricerca sulle nuove terapie utili a curare il contagio da coronavirus. Ma la novità interessante è che una delle ricerche più efficaci, che entro la fine del 2021 potrebbe essere anche approvata dall’Aifa, porta il marchio tricolore. Si tratta di una terapia messa a punto dalla Fondazione Toscana Life Science, un ente no profit impegnato dal 2005 nello sviluppo di progetti sulla ricerca di base all’applicazione industriale.
LA CURA
La cura nasce dallo sviluppo degli anticorpi monoclonali ed è somministrabile con un’iniezione intramuscolo a dosaggio molto ridotto rispetto alle altre cure a base di anticorpi monoclonali attualmente disponibili in Italia, normalmente su base endovenosa. Questo metodo sarà in grado di evitare l’ospedalizzazione e permettere una gestione più agevole del paziente. «La terapia è stata sviluppata attraverso la nostra piattaforma Mad Lav (Monoclonal antibody discovery, ndr), che si occupa di anticorpi monoclonali – ha spiegato Andrea Paolini, direttore generale della Fondazione, ospite del format A view from Italy -. Siamo in fase II/III dello sviluppo clinico. Entro la fine dell’anno dovrebbe finire il periodo di sperimentazione e se tutto andrà bene l’Aifa potrà dare autorizzazione alla distribuzione della nostra terapia nel sistema sanitario nazionale, per uso emergenziale».
LA FONDAZIONE
La Fondazione non è nuova a questo genere di progetti. Da anni rappresenta un’avanguardia in tema di ricerca, specialmente in ambito tumorale. Come dimostrano i risultati della Tumor Immunology Unit, che ha ottenuto numerose pubblicazioni scientifiche in merito al suo impegno nello studio della leucemia linfatica cronica a cellule B.
L’aspetto interessante è il metodo con cui questa grande realtà, di base in Toscana, ma di fatto un’eccellenza riconosciuta a livello europeo, riesce a portare avanti il suo lavoro: attraverso l’attività di incubatore di imprese, con la quale genera profitti che le permettono di investire sempre di più e non gravare esclusivamente sulle casse pubbliche. Solo nel 2020 con questo sistema sono riusciti a raccogliere oltre 8,5 mln di euro di finanziamenti. Tutti soldi reinvestiti nella ricerca e nella formazione di giovani ricercatori, con programmi di formazione specifici per aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro. E il modello non è passato inosservato, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a novembre è andato in visita ufficiale negli stabilimenti di Siena per conoscere da vicino questa realtà e il suo team. Un fiore all’occhiello, insomma, della ricerca d’avanguardia, che la rende un player autorevole a livello internazionale nel settore della Life Science.
Al punto da avere anche escogitato un modello alternativo di organizzazione del sistema sanitario nazionale. Un modello basato sulla “personalised medicine”, orientato, cioè, ai bisogni sanitari individuali. «Per personalizzare le terapie – spiega Paolini – così come i processi di diagnosi e prevenzione, ci serviamo delle tecnologie più avanzate, dai big data, all’intelligenza artificiale, agli electronic medical recordsm fino alla telemedicina e al procurement innovativo, per individuare e superare i maggiori ostacoli a un pieno sviluppo della medicina personalizzata». L’obiettivo, come profetizza Paolini, è quello di arrivare ai farmaci personalizzati per categorie di soggetti. Sotto questo aspetto la Fondazione è un ente coordinatore di vari progetti europei di Coordination and support action.
Sotto l’albero di Natale, quindi, la Fondazione potrebbe lasciare un’efficace cura per il Covid. L’ufficialità potrebbe arrivare nelle prossime settimane. «È chiaro – conclude Paolini – che l’arma principale per contrastare il virus al momento resta il vaccino. Ma le terapie e le ricerche sono lo strumento essenziale per il futuro».