Salute

Aree interne ed esigenze sanitarie, nasce l’intergruppo parlamentare

18
Luglio 2024
Di Giampiero Cinelli

Le cosiddette aree interne, costituite per la maggiore da piccoli comuni poco popolati, in zone rurali, montane o comunque non ben collegate ai servizi dei centri principali, rappresentano il 60% del Paese, per 13 milioni di abitanti. Su questi territori le istituzioni ritengono essenziale migliorare l’offerta in ambito sanità, per questo è nato l’intergruppo parlamentare dedicato, che si occuperà di sviluppare proposte e iniziative sul tema.

L’aiuto del Pnrr
In parte l’obiettivo è stato inserito nel Pnrr, con una cifra di 3 miliardi che dovrà consentire la realizzazione delle 1.430 case della comunità e degli oltre 400 ospedali di comunità previsti nei diversi contratti istituzionali di sviluppo, sottoscritti dal ministero della salute e dalle regioni. Ma il piano richiede un’attenzione specifica e costante, motivo per cui è nato l’intergruppo parlamentare sulla prevenzione e le emergenze sanitarie nelle aree interne.

L’intergruppo
L’intergruppo prende vita su iniziativa del senatore Guido Quintino Liris, membro della V Commissione permanente del Senato (Bilancio), che lo presiederà assieme alla senatrice Daniela Sbrollini, vice presidente della X Commissione permanente del Senato (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale). La presentazione del nucleo di lavoro è avvenuta ieri al Senato nella Sala Zuccari, vi ha partecipato anche la senatrice ed ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ne fa parte. Il Capo segreteria tecnica dell’intergruppo sarà Federico Serra.

Trattenere il personale
Il ministro Schillaci ha parlato dell’obiettivo di aumentare la copertura di cittadini supportati in assistenza domiciliare integrata, facendo notare che l’assistenza domiciliare degli over 65 ha raggiunto una copertura dell’8% e deve arrivare al 10% nel 2026. Lo stesso Schillaci si è riallacciato al disegno di legge sulle aree montane in attesa di approvazione, dov’è individuato un pacchetto di incentivi per incoraggiare la presenza di professionisti della salute. Il testo, per chi decide di rimanere in presidi sanitari di comuni montani sotto i 2.000 abitanti per 3 anni e più, prevede punteggi superiori nei concorsi per l’assunzione di incarichi dirigenziali. Oltre a crediti d’imposta per chi, trasferitosi a fini di servizio, vi acquisti casa con mutuo.

Le aree montane
A parità di condizioni con i concorrenti, ai medici che hanno lavorato in montagna il periodo svolto è riconosciuto ai fini dell’accesso preferenziale alla posizione di direttore sanitario in Asl ed ospedali pubblici. A chi, medico sotto i 41 anni, prende casa in affitto a fini di servizio è riconosciuto ogni anno, nei limiti delle risorse disponibili, un credito d’imposta pari al minor importo tra il 60% del canone annuo di affitto dell’immobile e l’ammontare di euro 2.500. Tale credito va inoltre a chi per fini di servizio acquista casa e fa il mutuo.

Medicina e digitale
Una volta messe a terra le strutture di prossimità, è interesse dell’intergruppo capire il modo migliore per coordinarle dal punto di vista digitale, per una condivisione utile delle informazioni e per l’implementazione degli strumenti di telemedicina.

Le emergenze a cui prestare attenzione
Musumeci ha sottolineato: «L’Italia non è un Paese che sa fare prevenzione, non abbiamo mai avuto una cultura del rischio. Le aree interne sono rimaste sempre ai margini delle agende politiche, di ogni orientamento, altrimenti non sarebbero in atto questi processi di desertificazione. Alcune aree interne sono diventate  grandi parcheggi di anziani. Poi il monito sulle isole minori, «nelle quali vivono 240.000 italiani: senza medici, senza strutture sanitarie, spesso senza nemmeno una logistica idonea agli interventi di emergenza».

Come investire secondo Liris
«Il Pnrr identifica nello sviluppo della nuova rete di sanità territoriale un punto di sostegno alle politiche di riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili – ha dichiarato Guido Quintino Liris -. Il nuovo scenario emergente si basa sulla concezione della spesa sanitaria non più come costo, ma come investimento, scardinando un preconcetto che ritiene la spesa stessa incompatibile con gli equilibri finanziari del Paese. L’identificazione delle sfide finanziarie nel perseguire gli obiettivi di sanità territoriale deve essere assicurata in combinato disposto con la qualità delle cure e la prevenzione in ognuno dei singoli territori. Prevenzione, territorio e prossimità diventano, quindi, le parole chiave per costruire una sanità sempre più vicina e aderente ai bisogni della popolazione, in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione e contestuale aumento delle aspettative di qualità di vita».

Lorenzin dà il quadro della situazione
«Dal 2012 in Europa si è perso il 7% dei posti letto, in seguito a politiche condizionate dal controllo del deficit pubblico e dalla sostenibilità complessiva del sistema. Nello stesso periodo in Italia sono stati tagliati ventimila posti letto. Nel frattempo la medicina è cambiata e la tecnologia ha fatto passi avanti. Abbiamo puntato sul modello hub e spoke, ma siamo ancora indietro sulla medicina territoriale. Bisogna trovare maggiori risorse se si considera davvero la sanità una priorità», ha affermato Beatrice Lorenzin.