Salute
All’assemblea di Assobiotec tre i temi: investimenti, formazione e sostegno dal governo
Di Jacopo Bernardini
Le biotecnologie: un settore cruciale per lo sviluppo del Paese, in grado, in quanto “metasettore”, di abilitare ambiti diversi e coprire aree molto diversificate, destinato in futuro ad avere un peso e un ruolo sempre più importanti. Per poter sfruttare il treno, però, occorre puntare sulla formazione e su regole “semplici e stabili”, anche per colmare il gap che l’Italia ha rispetto ad altri Paesi.
Come ha spiegato Fabrizio Greco, presidente di Federchimica Assobiotec, alla conferenza nell’ambito dell’assemblea dell’associazione – che è parte di Confindustria e rappresenta imprese e parchi tecnologici e scientifici nel settore delle biotecnologie -, “non possiamo esimerci dall’avere a che fare con le biotecnologie, dobbiamo decidere se essere utilizzatori o parte di coloro che li sviluppano. Nel 2030 questo settore avrà un peso enorme nell’economia mondiale”.
Stando ai dati Ocse, per il 2030 saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli e il 35% dei prodotti chimici e industriali. Un mercato che, secondo i dati di una ricerca EY – presentata durante i lavori – nel 2028 a livello globale varrà 1.447 miliardi di euro nel 2028, il triplo rispetto al 2020 quando ne valeva 485, mentre in Europa, nello stesso periodo, passerà da 137 a 418 miliardi.
Anche dal punto vista occupazionale le biotecnologie hanno la potenzialità di generare indotto, superiore a molti altri comparti, visto che ogni occupato nelle aree ad alta tecnologia ne genera altri 5 nei settori dell’indotto (nel manifatturiero il rapporto è 1 a 1,6). Per rendere tutto questo possibile occorre formazione, tutto infatti nasce da un’idea che ha poi un percorso e diventa una soluzione per le persone. Le idee nascono dai giovani, e quindi dalla loro istruzione.
Un settore a cui, per garantire crescita e sviluppo, occorre inoltre anche l’aiuto del Governo, che ha un ruolo fondamentale. “Serve una regia che tenga i pezzi in linea e faccia in modo che ci sia un flusso”, commenta Greco.
Fondamentale poi avere più laureati nelle facoltà Stem, per creare nel tempo la base che servirà a continuare a crescere. Dovrebbero poi aumentare la ricerca pubblica e i fondi dedicati, migliorare i centri di trasferimento tecnologico e snellire la burocrazia per quanto riguarda l’apertura di nuovi stabilimenti biotecnologici”.
All’Assemblea, tenutasi all’interno della Sala Buzzati, nella sede del Corriere della Sera di Milano, è intervenuto anche il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha colto l’appello di Greco, annunciando un piano nazionale delle biotecnologie: “Ci stiamo confrontando con le associazioni, le principali imprese del settore e con i ministeri coinvolti per elaborare un piano che dovrebbe raccontare cosa può fare il Paese per realizzare un ecosistema favorevole agli investitori, anche stranieri”.
Il ministro ha inoltre ricordato che è stato “insediato un tavolo nazionale di filiera con il ministro Schillaci sulla farmaceutica e l’industria biomedicale. Lo abbiamo insediato a marzo e i primi risultati già ci sono”. Nel frattempo, ha aggiunto che si sta realizzando un provvedimento legislativo da portare in Consiglio dei Ministri a settembre, “che affronterà le tecnologie di frontiera, nel campo delle scienze della vita, meccanica quantistica, intelligenza artificiale e le nuove frontiere tecnologiche”.