Esteri / Politica

Zero emissioni, la Commissione europea tra proroghe e realizzazione

20
Marzo 2023
Di Gianni Pittella

Lo scorso 9 marzo è stata una giornata importante per il quadro di regole europee sugli aiuti di stato per via di due importanti decisioni prese dalla Commissione europea. La prima decisione è stata l’adozione di un quadro temporaneo di misure per sostenere ulteriormente la transizione verso un’economia a zero emissioni nette.

Con tale decisione, viene prorogata fino al 31 dicembre 2025 la possibilità per gli Stati membri di sostenere misure relative, ad esempio, alla diffusione delle energie rinnovabili, allo stoccaggio dell’energia e alla decarbonizzazione dei processi di produzione industriale. Viene inoltre modificato l’ambito di applicazione di tali misure semplificando le condizioni per la concessione di aiuti a progetti di piccole dimensioni e a tecnologie meno mature, ampliando le possibilità di sostegno per lo sviluppo di tutti i tipi di fonti energetiche rinnovabili, incrementando le possibilità di aiuto alla decarbonizzazione dei processi di produzione industriale mediante una riconversione a combustibili derivati dall’idrogeno, e prevedendo massimali di aiuto più elevati e metodi di calcolo semplificati per gli aiuti.

Sempre fino al 31 dicembre 2025, vengono introdotte nuove misure che consentono aiuti agli investimenti per la fabbricazione di attrezzature strategiche, quali batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e dispositivi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per la produzione di componenti fondamentali e per la produzione e il riciclaggio delle materie prime critiche necessarie.

Con la seconda decisione, la Commissione ha approvato una modifica mirata al General Block Exemption Regulation che entrerà in vigore nei prossimi giorni. Tale modifica interviene, tra le altre cose, sui seguenti ambiti: gli aiuti nel settore della tutela dell’ambiente e dell’energia, l’attuazione dei progetti IPCEI, la formazione e riqualificazione in tutti i settori, gli aiuti nazionali per regolamentare i prezzi dell’energia, gli aiuti ambientali e gli aiuti a ricerca, sviluppo e innovazione, compresi quelli per le PMI e le start-up. Le modifiche prevedono anche proroghe di termini, innalzamenti delle soglie e disposizioni di coordinamento con altre norme.

Le decisioni prese dalla Commissione sono sicuramente importanti per la transizione energetica e il contesto di crisi che stiamo vivendo. In particolare, sono da accogliere con favore quelle sulle materie prime critiche, che rappresentano una potenziale vulnerabilità del continente per i prossimi decenni. Occorre tuttavia prestare attenzione a che le norme europee non precludano strade importanti per gli stati membri nella realizzazione di un’economia a zero emissioni.

In particolare, come già segnalato da numerosi esperti e portatori di interesse, portare avanti la transizione energetica solo attraverso l’allentamento degli aiuti di stato rischia di indebolire il mercato unico e facilitare eccessivamente gli stati con maggiore spazio fiscale, svantaggiando paesi come l’Italia gravati da un eccessivo debito pubblico.

Per questo motivo, più che maggiore flessibilità sugli aiuti di stato e scomputo di determinati investimenti dalle regole di bilancio, servirebbe che tali investimenti venissero realizzati da una capacità di bilancio comune, di tipo federale, che realizzasse gli interventi su tutto il territorio europeo. L’altro aspetto fondamentale è quello della neutralità tecnologica, che riguarda non solo le regole sugli aiuti di stato ma anche le decisioni più recenti sul Fit for 55.

Le decisioni della commissione rischiano infatti di favorire solamente alcuni settori a discapito di altri, e quindi i paesi che hanno scommesso su tali settori. In particolare, la linea adottata sembra quella di premiare le auto elettriche, tra i vari tipi di possibile mobilità del futuro, e le energie rinnovabili, tra i vari tipi di energia a quasi zero emissioni, settori su cui ha scommesso la Germania. A farne le spese potrebbero essere l’Italia, il cui settore automobilistico sta puntando anche sui biocarburanti e meno sull’elettrico rispetto agli altri paesi, e la Francia, che vede come fonte energetica prioritaria il nucleare.

Occorre pertanto che la transizione ecologica sia portata avanti secondo il principio della neutralità tecnologica, perché precludersi a priori delle strade possibili rischia di penalizzare alcuni paesi e far perdere forza alla sfida di tutti di costruire un’economia a zero emissioni.