Politica
Vittoria in extremis per Bucci, nella settimana dell’allarme dossieraggio
Di Alessandro Caruso
Vittoria al fotofinish per Marco Bucci dopo un testa a testa che ha lasciato tutti, dopo la chiusura dei seggi, col fiato sospeso: alle 20:50 di lunedì, con appena 200 sezioni ancora da scrutinare, il candidato del centrodestra ha superato di due punti il dem Andrea Orlando. Dunque, Marco Bucci è il presidente della Liguria: il sindaco di Genova, candidato del centrodestra, ha battuto l’avversario di centrosinistra. Il 48,8% contro il 47,3 mentre l’affluenza al voto è stata pari al 46% circa.
Cosa significa questa vittoria? Da molti è stata letta come una conferma del fallimentare progetto politico del centrosinistra più che una conferma di consenso del centrodestra. Dopo la situazione che aveva portato alle dimissioni di Toti c’erano tutti i presupposti per poter cambiare orientamento politico alla guida della Regione. Il centrosinistra partiva con un consistente vantaggio propagandistico, ma non è stato in grado di sfruttarlo adeguatamente.
Mentre i liguri votavano, nel resto del Paese, anche se un po’ in sordina rispetto alle aspettative, prendeva piede il dibattito sul caso Equalize. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano ha portato alla luce uno dei più gravi attacchi alla sicurezza dei dati nazionali nella storia recente italiana. La sottrazione di 15 terabyte di informazioni sensibili attraverso la società Equalize srl, con ramificazioni in Gran Bretagna e Lituania, ha coinvolto figure istituzionali del calibro del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Presidente del Senato Ignazio La Russa e dell’ex premier Matteo Renzi. Il coinvolgimento di server in Lituania e di un “data center” a Londra, come emerso dalle intercettazioni di Nunzio Samuele Calamucci, evidenzia la natura transnazionale delle minacce informatiche. Particolarmente allarmante è il presunto interesse di servizi segreti stranieri nell’acquisizione di questi dati, come sottolineato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha esplicitamente menzionato possibili interessi russi. La Premier Giorgia Meloni ha parlato apertamente di rischio “eversione”, mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha confermato l’esistenza di un vero e proprio “complotto”. L’accesso illecito al Sistema di Indagine Informatico (Sdi) del Ministero degli Interni ha compromesso sia dati investigativi sensibili che informazioni bancarie e fiscali dei cittadini. Non solo: ha anche spiato in comunicazioni istituzionali riservate oltre che impossessarsi di dati personali di figure chiave dello Stato. Il caso ha riacceso i riflettori sull’importanza della cybersecurity, soprattutto in un contesto di tensioni internazionali dovute ai due conflitti che agitano la scurezza mondiale: quello in Ucraina e quello in Medio-Oriente. Conflitti di cui si è occupato anche il Consiglio di sicurezza Onu nei giorni scorsi. Soprattutto con riguardo alle ultime decisioni della Knesset, l’assemblea parlamentare israeliana. Soprattutto per l’approvazione di due leggi riguardanti l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa), che, se attuate, impedirebbero probabilmente all’Unrwa di continuare il suo lavoro essenziale nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, come previsto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’Unrwa è il principale mezzo con cui viene fornita l’assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi nei Territori occupati e l’attuazione di queste leggi potrebbe avere conseguenze devastanti. Per questo il Consiglio di sicurezza Onu in una dichiarazione adottata all’unanimità, ha esortato il governo israeliano a rispettare i suoi obblighi internazionali, sottolineando che l’Unrwa “rimane la spina dorsale di tutta la risposta umanitaria” nella Striscia di Gaza. Non solo: ha chiesto a tutte le parti di consentire all’Unrwa di svolgere il proprio mandato e “prendere le misure necessarie” per consentire e facilitare gli aiuti ai civili di Gaza. Solo i prossimi giorni sveleranno l’effettiva condotta di Israele. Ma nelle decisioni future, sicuramente, molto dipenderà dal voto americano alle presidenziali del 5 novembre prossimo.