Politica
Verso le primarie Pd, il primo round è di studio. E se ci fossero altri candidati?
Di Alessandro Cozza
È l’ora del gong, è suonata la campanella del primo round del confronto che porterà a scegliere il nuovo segretario del Partito Democratico. Nella sala Sassoli della Direzione nazionale del Pd in Via del Nazareno, si è tenuta la presentazione del documento “Per una vera fase costituente: ricostruire il Pd sulle fondamenta originarie dei valori dei Democratici” promosso da Stefano Ceccanti, Graziano Delrio, Stefano Graziano, Marianna Madia, Roberto Morassut, Pina Picierno, Debora Serracchiani, Giorgio Tonini e Walter Verini. All’appuntamento hanno partecipato, oltre al segretario Enrico Letta, i tre candidati alla segreteria: Stefano Bonaccini, Paola De Micheli e Elly Schlein.
Una mattinata di riflessioni e un pizzico di autocritica, ma soprattutto di tanti buoni propositi per il rimettere in moto il motore di un Partito che in 15 anni di vita è stato spesso chiamato a ritrovarsi e ripartire. Le elezioni del 25 settembre hanno scosso il mondo del centro sinistra e il PD in particolare. Le dimissioni del Segretario Letta e l’avvio della fase congressuale hanno aperto quella che viene solitamente chiamata “una nuova stagione”, quella dalla ricostruzione non solo del Partito ma soprattutto di quella che deve essere la sua identità e la sua collocazione nel campo democratico. «Sono ancora valide le ragioni su cui fondammo il Pd? Anche sul nome e sul simbolo del Pd, io non ho tabù, dipendono da questa risposta. La mia, di risposta, è sì. Perché costruire una grande forza progressista, riformista ed europeista risponde oggi a un grande interesse nazionale», esordisce il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
Di parere apparentemente opposto l’ex ministra Paola De Micheli che è invece più netta sulla necessità del cambiamento e sul punto di rottura del partito, rispetto al passato. Secondo De Micheli, infatti, per il Pd è finita un’epoca, ma «sarebbe un errore pensare che il Pd abbia esaurito la sua funzione storica e lo dimostreremo nei prossimi mesi». Lavorare per ripartire, con l’obiettivo di tornare una forza politica che possa raccogliere il almeno il 25% dei consensi nel Paese: questi gli obiettivi che hanno segnato il solco lungo i quali si sono tenuti gli interventi. Rinnovare senza dimenticare quali siano le radici della storia di un popolo che resta comunque fortemente identitario. Anche Elly Schlein si sofferma sulla rappresentanza: serve «un profilo netto e distinguibile» e «una sintesi che metta al centro quello che è rimasto indietro: diseguaglianze, clima e lavoro». Nel suo intervento, Schlein respinge l’idea di «una resa dei conti identitaria», ma promuove la costruzione di «un nuovo PD», che salvaguardi il suo «prezioso pluralismo» senza rinunciare «ad avere una visione chiara» e «un’identità che sia comprensibile alle persone che incrociamo»: bisogna «fare i conti col fatto che quelle persone che volevamo rappresentare forse non ci hanno più ascoltato».
Di round da giocare ce ne saranno ancora molti: entro il 12 febbraio, si discutono le piattaforme politico-programmatiche con il voto degli iscritti sulle candidature a Segretario/a nazionale. Poi, il 19 febbraio, le primarie per la scelta del Segretario nazionale tra i primi due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti tra gli iscritti.
Insomma, per adesso siamo ancora nella fase di studio senza particolari colpi di scena, se non quello che arriva sulla sirena: «Fino ad ora ci sono tre candidati, ma è possibile che se ne aggiungano altri», ha comunicato il Segretario Enrico Letta in chiusura dell’evento. Si sa, i candidati sono tali solo nel momento in cui le candidature vengono depositate e i termini chiusi, fino a quel momento tutto è in ballo. E allora, da qui al 27 gennaio, giorno in cui scadrà il termine per presentarsi, di balli da fare ce ne saranno ancora molti.