Mosca sì, Mosca no. Lascia pensare l’atteggiamento europeo a due facce nei confronti della Russia. Da un lato dopo cinque anni di esclusione in seguito all’annessione della Crimea, l’Assemblea del Consiglio d’Europa ha riammesso i rappresentanti della Russia. Immediata la reazione dell’Ucraina, che ha deciso di abbandonare i lavori dell’Assemblea. Il presidente Ucraino, Volodymyr Zelensky, si è detto “deluso” dalla decisione europea. Il Consiglio d’Europa (che non è il Consiglio europeo) conta 47 membri ed è nato nel 1949 con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzione ai problemi sociali nel Vecchio Continente.
Piccolo particolare: oggi verrà eletto il nuovo Segretario generale del Consiglio d’Europa, e i voti dei delegati russi avranno certamente il loro peso. L’Italia ha votato a favore della riammissione di Mosca, mentre l’Ucraina è stata appoggiata dai Paesi Baltici e dal Regno Unito. Dall’esclusione del 2014, Mosca ha deciso tre anni fa di non pagare più la sua quota annuale all’organismo europeo, e la scelta ha lasciato un buco di bilancio di oltre 60 milioni di euro interessi esclusi (il budget complessivo annuale del Consiglio è di 330 milioni di euro). Se Mosca non fosse stata riammessa “last minute”, i cittadini russi sarebbero stati privati del diritto di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. E proprio questo limite ai diritti dei russi avrebbe convinto la maggioranza dei Paesi membri del Consiglio a riammettere la Russia.
Intanto il buco di bilancio creato da Mosca ha costretto il Consiglio ad annunciare un taglio del 10% del personale. Pochi giorni fa (il 20 giugno) il Consiglio Europeo (l’Istituzione Ue che definisce le priorità e gli orientamenti politici generali dell’Unione europea composto dai Capi di Stato e di governo degli Stati membri) ha prorogato di un anno le sanzioni introdotte in risposta all’annessione illegale russa della Crimea e di Sebastopoli. Le misure che si applicano alle persone e alle imprese con sede nell’Ue, vietano l’importazione di prodotti dalla Crimea e da Sebastopoli, gli investimenti nell’area, i servizi turistici (le navi europee da crociera non possono fare scalo), l’esportazione in Crimea di petrolio, gas e risorse minerali. Nei confronti della Russia, poi, a causa della violazione del diritto internazionale restano in vigore le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell’economia, ma al momento sono destinate a scadere il prossimo 31 luglio.
Paolo Bozzacchi