Politica

Trattative europee, il compromesso a ribasso dell’Italia per tutelare il Pnrr

13
Febbraio 2023
Di Gianni Pittella

Presso le istituzioni europee si sta facendo largo l’idea di un compromesso al ribasso particolarmente grave per l’Italia e l’Europa. Come descritto nei giorni scorsi da Marcello Messori, l’Italia sarebbe disposta ad accettare le preferenze tedesche e francesi per gli aiuti di Stato in cambio di flessibilità aggiuntiva per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Le concessioni a francesi e tedeschi sugli aiuti di stato rappresenterebbero una minaccia per il mercato interno, già indebolito dal rilassamento – quest’ultimo tuttavia necessario – delle regole sugli aiuti di stato in tempi di pandemia, e uno svantaggio per il nostro paese, caratterizzato da una disponibilità di spazi di bilancio nazionali più ristretti rispetto ai due principali paesi UE, con la conseguenza che si verrà a creare uno svantaggio competitivo a danno delle nostre imprese. Per questo motivo non deve stupire la dichiarazione contraria del Presidente di Confindustria a tale ipotesi.

In cambio, l’Italia potrebbe ottenere margini più ampi per modificare il Pnrr. Si tratta di una possibilità che non va esercitata a cuor leggero: qualora si procedesse a modificare il Pnrr negoziato dai governi Conte II e Draghi al di fuori dei casi di necessità previsti dal Regolamento RRF, i paesi frugali che si sono opposti alla creazione del Next Generation EU adducendo come motivazione la scarsa affidabilità del nostro Paese potrebbero avere un argomento in più. L’ipotesi alternativa, vale a dire la creazione di un fondo sovrano europeo volto a sostenere alcuni progetti chiave, era indubbiamente preferibile: avrebbe consentito all’UE di proseguire lungo la strada dei progetti di interesse comune (IPCEI), avrebbe sancito un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione della tanto necessaria capacità di bilancio dell’Unione, avrebbe rappresentato una risposta all’Inflation Reduction Act americano non eccessivamente protezionista.

Ma questo passaggio, insieme al recente episodio dell’esclusione della Presidente Meloni dalla cena con Zelensky, Macron e Scholz, dimostra che questo governo sovranista a livello internazionale può portare a casa solo risultati parzialmente soddisfacenti. Questo potrebbe essere uno dei segnali più importanti di difficoltà di questo governo da cui dovrebbe avviarsi l’elaborazione di una proposta alternativa sul piano internazionale da parte delle opposizioni, che guardi all’integrazione europea, al libero mercato e alla transizione energetica. La presidente Meloni ha anche affermato di recente come sia contraria a un’Europa con paesi di serie A e di serie B. Spero possa rendersi conto che è proprio il modello intergovernativo, da lei tanto apprezzato, ad esacerbare queste dinamiche e che quindi, anche per il nostro Paese, un modello federale sarebbe nettamente preferibile.

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