Politica
Transatlantic Dialogues: “I successi del soft power”
Di Luca Grieco
Le relazioni internazionali fanno un uso sempre più massiccio del cosiddetto soft power, cioè l’arte di persuadere l’opinione pubblica senza nessun tipo di coercizione. Il tema è stato approfondito durante il digital talk dal titolo “Transatlantic Dialogues – Business & Cultural Diplomacy – I successi del soft power”, ospitato dagli UTOPIA Studios di Roma. Moderatore il Responsabile Chapter Roma di Amerigo, Ernesto Di Giovanni, con la partecipazione di Angelo Argento, Presidente dell’Associazione Culturale Italiae, Maria Elena Capitanio, Direttore Le Cahier, Antonio Deruda, Ufficio Sherpa G20 Presidenza del Consiglio, Antonio Parenti, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea e Patricia Thomas, Associated Press Television News.
Il saluto iniziale è stato di Edoardo Imperiale, Vice Presidente di Amerigo, che ha ricordato la mission dell’associazione e ha posto l’accento sull’obiettivo dei Dialogues: rafforzare le relazioni con gli Stati Uniti. “Una modalità di far emergere anche altre tematiche che consentono, a loro volta, di mettere in piedi altre iniziative”, ha ricordato Imperiale.
Ernesto Di Giovanni ha aperto i lavori ricordando che “Stati Uniti, Europa e Italia hanno delle agende che sono simili, ma a volte possono configgere, come può accadere con la business e cultural diplomacy”. A tal riguardo, Antonio Deruda ha ricordato che “la foto di famiglia del G20 che l’anno scorso si è tenuto in Arabia Saudita è emblematica. Una foto famiglia che ha visto i leader comparire all’interno di una griglia, come quelle di zoom. Quella foto ci racconta di una dinamica che non rappresenta una novità, perché c’è stata un’accelerazione di fenomeni che già esistevano, così come quello della diplomazia digitale. Uno dei G7 più controversi – che si tenne nel 2017 in Canada – fallì a causa di un tweet inviato dal Presidente Trump dall’Air Force One. Nell’arco del 2020 i nuovi utenti di internet sono stati circa 350 milioni, una cifra importante: ogni 24 ore, un milione di nuove persone si sono connesse a internet. Noi passiamo in media circa 7 ore al giorno online, di queste due ore e mezza sui social media. Alla luce di questi numeri oggi il digital non può rimanere fuori”.
Per Maria Elena Capitanio “le tecniche di deterrenza sono fondamentali in questa fase storica, perché deterrenza vuol dire non dover arrivare a mandare un messaggio muscolare, non arrivare mai allo scontro. Ma utilizzare dei modi intelligenti per raccontare il proprio potere e la propria sovranità e confrontarsi in modo costruttivo con le altre potenze. Credo che il Covid ci abbia insegnato che una comunicazione che arriva da lontano poi si avvicina rapidamente a noi: in un attimo la pandemia è diventata la nostra realtà. Quando si parla di soft power, questa allegoria è subito possibile. Nel mondo del web, i ragazzi non usano whatsapp, utilizzano i messaggi istantanei di Instagram o comunicano solo con immagini. La comunicazione istantanea ci porta quindi subito in media stress. Un esempio è il fatto che Draghi abbia utilizzato la parola “dittatore” e che dimostrava plasticamente un’intenzione politica molto chiara. E’ un qualcosa che lui ha deciso sulla base di relazioni internazionali, una forza che non è solo quella italiana, ma quella dell’asse su cui l’Italia geopoliticamente si muove”.
Secondo Antonio Parenti “la Commissione ha il soft-power del suo hard-power: a livello europeo vengono decise leggi e standard che influenzano 550 milioni di persone che poi acquistano prodotti industriali, servizi industriali e ai consumatori. Di conseguenza una volta che il dibattito interno su queste misure viene adottato c’è un potere di attrazione da parte dell’Europa rispetto ad altri Paesi che se vogliono lavorare con noi devono adattarsi alle nostre regole. Dunque la Commissione finisce per avere il soft-power del suo mercato interno, che per il momento è un soft-power di rassicurazione e che ti dice che puoi diventare più ricco. E’ quel soft-power che ha permesso l’allargamento più grande di sempre, quello del 2004-2007. Chiaramente l’UE si è evoluta, ma c’è una condizione di fondo che è data dalla forza del suo mercato. Un’altra condizione di fondo è data dal multilateralismo: i problemi internazionali si cerca di non risolverli in modo bilaterale”.
E’ opinione di Angelo Argento “l’Italia non ha mai saputo far fronte al contemperamento di due sentimenti, in alcuni casi l’eccesso di presunzione e in altri l’eccesso di sudditanza. Questo duplice modo di porsi ha determinato a volte un eccesso di supponenza, come nel caso della cultura. Il vero problema della pandemia non è stato il pericolo di approfittarsi del contesto perché dal punto di vista culturale abbiamo fatto un ottimo lavoro. Il tema fondamentale è l’uso corretto della tecnologia. Cosa sarebbe stato il lockdown senza l’uso di internet? Immaginiamo cosa è stato per chi non lo ha potuto fare. Noi siamo passati da una gap-generation a una Covid-generation che è piena di questo problema perché ha perso la socialità”.
Patricia Thomas ha sostenuto che “l’Italia ha la grande fortuna del suo patrimonio culturale che gli americani adorano” e che “probabilmente Biden non avrebbe vinto le elezioni senza il Covid; era abbastanza disastroso come candidato. Invece ha giovato l’enorme esperienza della politica e il lavoro a Washington. Per quanto riguarda il Covid, per gli USA è stato un problema legato alla cultura dell’indipendenza: in Texas nessuno vuole mettere la mascherina ad esempio”.
Un dibattito ricco e intenso che contraddistingue ormai l’intero ciclo. Il prossimo talk di AMERIGO sarà a fine giugno con focus l’impatto economico e finanziario nei Paesi del G7.
Qui il link della diretta: https://www.facebook.com/UtopiaPublicAffairs/videos/964399761058924