Politica
The Watcher Pills. Canapa industriale, cos’è e perché serve una regolamentazione più chiara
Di Massimo Gentile
Canapa industriale: dietro queste due parole c’è un’intera filiera produttiva che vede l’Italia, tra l’altro, primeggiare a livello europeo. Eppure questo settore del Made in Italy accusa spesso gli effetti della confusione che viene fatta con altre tipologie di prodotti. La soglia che divide radicalmente la filiera della canapa industriale da tutte le altre è data dal livello di Thc (la sostanza “drogante”). In Italia il limite per la commercializzazione è stato stabilito nello 0,5%. Oltre questo livello di Thc si parla di sostanza stupefacente. Ma al di sotto di tale limite si è sviluppato un ampio segmento produttivo, soprattutto impiegato nel comparto tessile, nella cosmetica, nell’edilizia e in campo ambientale. Parliamo complessivamente di circa 3mila aziende e di un indotto stimato di 400mln di euro.
Tuttavia in Italia non c’è molta chiarezza legislativa. Quello che manca è una normativa chiara per ogni destinazione d’uso della canapa, così da permettere un controllo sulla filiera da parte dello Stato, una tutela maggiore del consumatore e allo stesso tempo la possibilità di attrarre nuovi investimenti.
Il tema è costantemente sul tavolo della politica. L’ultimo blitz per cercare di sviluppare la regolamentazione della canapa industriale (cosiddetta cannabis light) è stato a fine giugno, con il governo che ha presentato un emendamento alla delega fiscale, che mirava a introdurre sostanzialmente un regime fiscale per le parti della canapa destinate a essere utilizzate come prodotti da fumo o da inalazione, prevedendo – tra le altre cose – i divieti di pubblicità e di vendita ai minori.Ma l’emendamento è stato poi ritirato.
Nell’attesa di nuovi sviluppi normativi, The Watcher Post ha ritenuto opportuno fare un po’ di chiarezza terminologica e concettuale su questo tema. Lo abbiamo fatto confezionando una nuova The Watcher Pill.