Politica

Tajani, guerre commerciali non convengono a nessuno: “Domani sarò in Israele”

05
Febbraio 2025
Di Ilaria Donatio

Dalle 8.30 di stamane, per un’ora e un quarto, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio, le Commissioni riunite Affari Esteri di Camera e Senato hanno svolto l’audizione del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea del 27 gennaio 2025.

Diversi i temi al centro dell’audizione, in particolare, la strategia italiana per proteggere le esportazioni, l’intesa commerciale con gli Usa, il rafforzamento di una difesa comune europea, la visita di domani in Israele, l’alleggerimento delle sanzioni alla Siria, l’impegno al fianco di Kiev.

Fiducioso su punti d’intesa commerciale con gli Usa
La soluzione ai dazi è “lavorare proteggendo le nostre esportazioni“, magari “importando di più” dagli Usa in alcuni settori, come l’energia. Lo ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani per poi aggiungere, bisogna poi internazionalizzare di più, non delocalizzare”, parlando della “difficoltà di arrivare a una guerra commerciale” per via delle interconnessioni tra le economie di Usa e Unione europea. Allo stesso tempo “abbiamo già avviato una serie di incontri” con le organizzazioni di settore per valutare una strategia italiana per “individuare i mercati dove si può fare di più”.

E rispetto alla politica commerciale della nuova amministrazione americana, il ministro ha detto che “rappresenta un banco di prova per tutta l’Unione Europea: una sfida che vogliamo affrontare uniti, senza reazioni scomposte e spirali incontrollate. Le guerre commerciali non convengono a nessuno. Occorre dialogare, e l’Italia è il migliore ambasciatore dell’Unione Europea. Mi sembra che il presidente Trump stia dando i primi segnali di volontà di negoziare. Lo dimostra quanto accaduto nelle ultime ore con la sospensione dei dazi per Canada e Messico dimostra che il dialogo serve. Noi ci faremo trovare pronti. Stiamo elaborando una strategia per aumentare il raggio d’azione del nostro export e raggiungere sempre più nuovi mercati, come già avvenuto nel 2024″, ha sottolineato Tajani.

In Ue serve un salto di qualità sulla difesa comune
“L’unità fra le due sponde dell’Atlantico è cruciale per tutelare i nostri interessi strategici”, ha detto il ministro degli Esteri, una tutela che “deve essere garantita anche dallo strumento di una difesa comune” e “la Nato ne è la pietra angolare, come ho sottolineato lo scorso mese di dicembre al segretario generale Rutte. Dobbiamo rafforzare il suo pilastro europeo. L’Europa deve dimostrare di sapersi assumere le proprie responsabilità. Serve infatti un salto di qualità nel processo d’integrazione, a cominciare appunto dal tema della difesa. Cruciale sarà il tema dei finanziamenti”. 

“Dovremo pensare a soluzioni innovative, superare i tabù, scorporare le spese della difesa dai vincoli del Patto di Stabilità e Crescita, utilizzare gli eurobond e attingere a fondi del Next Generation EU non utilizzati”, ha aggiunto. 

“In Israele discuterò del rilancio di due popoli due Stati”
“Domani sarò in Israele, al porto di Ashdod, insieme al ministro Bernini e al presidente della Regione Piemonte, Cirio, per la consegna di un ulteriore carico di beni di prima necessità forniti dalla nostra Cooperazione e di 15 camion donati al Programma Alimentare Mondiale per facilitare le operazioni di distribuzione degli aiuti nella Striscia. Sarà con noi una squadra di medici del Policlinico Regina Margherita di Torino e del Policlinico Umberto I di Roma che rimarrà in Palestina per contatti immediati con l’Autorità Palestinese che, lo voglio ribadire, è il nostro unico interlocutore”, ha sottolineato Tajani.

E rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni di Trump su Gaza (su una evacuazione della Striscia, ndr), ha detto, “noi siamo per due popoli due Stati, ho detto che siamo addirittura pronti a inviare militari italiani per una missione di riunificazione di Gaza con la Cisgiordania. Il governo non ha cambiato idea”.

Infine, ha chiarito che “Hamas non può tornare a controllare la Striscia. La popolazione di Gaza ha pagato un prezzo troppo alto per la sua follia terroristica. Per questo siamo in prima linea nel sostegno all’Autorità palestinese nel suo processo di riforme”.

Il 2025 sia l’anno della pace in Ucraina, una pace giusta, non una resa
“In ogni occasione – e da ultimo nei recenti incontri a Roma del presidente Zelensky con il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio – ribadiamo l’impegno al fianco di Kiev. Il nostro obiettivo è fare in modo che il 2025 sia l’anno della pace in Ucraina. Una pace giusta e duratura. Non una resa”

In Consiglio affari esteri dell’Unione europea, ha detto il ministro degli Esteri, “abbiamo finalizzato un decimo pacchetto di aiuti e voglio ringraziare anche oggi in quest’aula il Parlamento per aver concluso rapidamente l’iter di approvazione della proroga alle forniture per tutto il 2025”. Poi ha aggiunto:

Lasciano ben sperare le parole di poche ore fa del presidente Zelensky, che sarebbe pronto a negoziati diretti con Putin. È importante che l’Europa sostenga queste prospettive negoziali, in maniera attiva e in stretto dialogo con l’amministrazione americana”.

Alleggerire sanzioni a Siria non è assegno in bianco 
Quello delle sanzioni “è un tema cruciale per la ripresa economica e la stabilità di lungo periodo” della Siria “e per il rientro sicuro e dignitoso dei rifugiati”. In questo quadro “è positivo l’accordo politico raggiunto in Consiglio, su impulso italiano, che prevede di alleggerire in tempi rapidi le sanzioni settoriali. Non è un assegno in bianco”, ha rimarcato il vicepremier, ricordando che “per sostenere la ripartenza del Paese”, il Consiglio affari esteri dell’Unione europea ha “stanziato un primo pacchetto di iniziative umanitarie del valore di 10 milioni di euro. I fondi andranno a sostegno delle attività degli organismi internazionali e delle organizzazioni della società civile”.

Organizzazioni multilaterali e Venezuela
Rispetto, poi, alle organizzazioni multilaterali, Tajani ha dichiarato: “Noi continuiamo a lavorare e credere nelle organizzazioni multilaterali: non abbiamo mai detto che bisogna uscire dall’Oms, quelli che contano sono i fatti, continuiamo a mantenere la nostra presenza” anche “facendo osservazioni critiche. Non è perché è l’Onu è sempre tutto giusto, possono esserci errori”.

Infine, il Venezuela: Italia e Stati Uniti hanno una posizione condivisa sulla necessità di ristabilire il quadro democratico nel Paese, “a partire dalla liberazione dei prigionieri politici”. Tajani ha menzionato la situazione dei detenuti italiani, “in particolare Alberto Trentini