Politica
Stati generali della diplomazia, Mattarella: lavoro di “paziente tessitura strategica”
Di Ilaria Donatio
La diplomazia, esercizio di “paziente tessitura strategica”, è lo strumento con cui si proiettano “valori propri alla comunità che si rappresenta, nel nostro caso i principi affermati dalla Costituzione, che ispirano la presenza dell’Italia nel mondo”. Così, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – insieme al vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani – ha aperto alla Farnesina la XVII edizione degli ‘Stati generali della diplomazia‘, la Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori d’Italia nel mondo: appuntamento di confronto sull’azione internazionale dell’Italia, con la partecipazione di oltre 150 titolari delle sedi diplomatiche italiane all’estero e di numerosi ministri di governo.
La Corti giustizia a tutela dell’applicazione degli ordinamenti nazionali, la coerenza delle scelte di Ue e Nato come fonte di autorevolezza dell’Italia, le tante minacce che giungono dal fronte internazionale e la politica estera come luogo di convergenza di opinioni contrastanti. Parla a tutto campo del ruolo cruciale che la diplomazia riveste in una democrazia matura come quella italiana, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Mattarella, tornano sirene del settarismo nazionalistico
“Siamo di fronte al paradosso di una società globale sempre più interconnessa e interdipendente”, ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “che attraversa una fase in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico, etnico, quando non arbitrariamente religioso. Divisioni e fratture profonde si moltiplicano”.
Viene spontaneo chiedersi, ha argomentato il Capo dello Stato, “quale posto abbia dunque la diplomazia in questo contesto, rispetto ad atteggiamenti e a forze – anche di natura non statuale – che si propongono di intaccare la cornice di norme e principi statuiti per assicurare ai membri della comunità internazionale interazioni stabili e ordinate secondo regole riconosciute e valide per tutti”.
Non è la prima volta nella storia, ha proseguito Mattarella, “che gli Stati vengono messi in discussione nella loro capacità di perseguire e garantire gli interessi dei popoli e, quindi, dei loro cittadini. Tema che appare di rinnovata attualità a fronte di operatori internazionali svincolati da ogni patria, la cui potenza finanziaria supera oggi quella di Stati di media dimensione e la cui gestione di servizi essenziali sfiora, sovente, una condizione monopolistica”.
Il ruolo della politica estera
Infine, ha sottolineato come i “drammi migratori” siano talvolta “oggetto di gestioni strumentali da parte di alcuni Stati, per trasformarli in minaccia nei confronti dei vicini, in palese violazione di convenzioni internazionali liberamente sottoscritte”. Ma “nelle democrazie mature la politica estera è motivo di naturale convergenza tra le diverse opinioni che animano il dibattito pubblico. In Italia è stato un processo che si è gradualmente affermato nei decenni, dopo la lezione degasperiana”.
Sono le Corti giustizia a tutelare l’applicazione degli ordinamenti: “La stabilità di un posizionamento”, ha proseguito Mattarella, “la rinveniamo nei principi definiti dalla Costituzione, agli articoli 10 e 11. Diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercizio delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento di pace e giustizia tra le nazioni anche attraverso limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati. Di qui l’integrazione d’Europa, le Convenzioni internazionali, di qui le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell’applicazione degli ordinamenti”. Ma le “istituzioni multilaterali faticano ad agire in modo efficace”, ha riflettuto il presidente, a causa, di “minacce transnazionali e non convenzionali, di natura ambientale, energetica, che aggravano il quadro”.
“Viviamo un’epoca di grande incertezza sul fronte internazionale. Il mondo, uscito stremato dalla pandemia – che pure aveva dato vita a forme di solidarietà tra Stati che inducevano alla speranza che si riproducessero a livello politico generale – non ha imboccato la strada della collaborazione. Appare, al contrario, segnato dal proliferare di conflitti, da una corsa alla frammentazione, anche economica.
Gaza e Ucraina
E sulla guerra a Gaza, il presidente ha detto che la strada è “perseguire l’obiettivo, ravvicinato, della statualità palestinese”, il che “significa offrire al popolo della Cisgiordania e di Gaza un traguardo di giustizia e una convincente prospettiva di speranza per il proprio futuro, irrinunciabile condizione anche per una finalmente solida garanzia di sicurezza per Israele. Con analoga tenacia occorrerà accompagnare la definizione dello Stato che sorgerà dalla nuova situazione siriana, sia dal punto di vista politico sia per quel che riguarda le conseguenze umanitarie”.
Quanto all’Ucraina, “potrà contare sul nostro convinto sostegno militare, economico, diplomatico e umanitario, oltre che sulle garanzie che sono state inserite nell’accordo bilaterale con Kiev. La prospettiva europea è quella che gli Ucraini hanno scelto e su di essa sanno di poter contare sul sostegno dell’Italia”.
La diplomazia economica e il Piano Mattei
Per un Paese che ha storicamente fondato il suo sviluppo sulle esportazioni, “la diplomazia economica resta un tassello centrale di un’efficace strategia di internazionalizzazione”. Vale, ha detto Mattarella, “per la valorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico, culturale, linguistico. Le attività educative, con le scuole italiane all’estero, gli accordi tra le Università, i rapporti scientifici e artistici, rappresentano veicoli di amicizia ineguagliabili. Né può mai essere sottostimato il ruolo di collegamento e assistenza svolto nei confronti delle nostre comunità all’estero e delle comunità dei cittadini di origine italiana ormai saldamente integrati nelle società di accoglienza, che continuano a considerare un riferimento il nostro Paese”. E sul Piano Mattei, Mattarella ha parlato di “una sfida di grande portata che valorizza il contributo italiano allo sviluppo del continente africano”.
Tajani, escludere le spese di difesa da Patto di Stabilità
“Dobbiamo investire di più perché la difesa significa anche protezione dei nostri commerci“, per questo, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprendo gli Stati generali della Diplomazia, “il governo sta insistendo – e trova consensi in altri governi e nel commissario Ue alla Difesa – di escludere dal Patto di Stabilità le spese della difesa, perché non si può tenere l’obiettivo di spesa del 2% ed essere contemporaneamente chiusi nel blocco del patto”.
“Anche in Africa vogliamo svolgere un ruolo importante”, ha proseguito il vicepremier, “perché l’immigrazione non è soltanto una questione di ordine pubblico, è un problema globale. Il Piano Mattei è parte di una strategia più ampia che dovrebbe essere europea, una sorta di grande Piano Marshall per favorire la crescita dell’Africa, lavorando contro il cambiamento climatico, contro il terrorismo, la violenza e le malattie”.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, ha rimarcato Tajani, “è giunto il momento di costruire una pace giusta per garantire l’unita’ territoriale e l’indipendenza di Kiev”, l’Italia è “al fianco di Kiev”.
Il ministro degli Esteri ha ringraziato, dunque, il presidente Mattarella per “aver sostenuto la scelta della presidente von der Leyen di individuare Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo dell’Unione europea, rafforzando “il ruolo dell’Italia a Bruxelles”.