Politica

Luca Squeri (FI): tassare gli extraprofitti senza mandare in sofferenza il sistema produttivo

12
Settembre 2022
Di Andrea Maccagno

«Sono sorpreso da come si sia conclusa l’esperienza dell’esecutivo Draghi, ma il centrodestra è pronto a governare. Meloni non sarà una donna sola al comando, perché sarà lei a non volerlo e perché non ci sono le condizioni affinché ciò si realizzi», ha dichiarato a The Watcher Post l’Onorevole di Forza Italia Luca Squeri, responsabile energia del partito. «Sì al price cap e bene aver annullato gli oneri di sistema. Favorevole a una tassa sugli extraprofitti, ma prima si adottino criteri corretti».

Onorevole Squeri, da liberale di Forza Italia come ha vissuto la fine del governo Draghi?
«In maniera inaspettata. Ci sono state infatti un po’ di anomalie in questa crisi di governo. Draghi è andato a dimettersi dopo aver ricevuto la fiducia in Senato, benché quest’ultima non sia stata votata dal Movimento 5 Stelle. Poi, tornato in Aula su richiesta di Mattarella, ha posto come condizione la presenza stessa dei 5 Stelle in maggioranza. Questo nonostante fosse chiaro che spazio per i grillini non ce n’era. Draghi ha quindi voluto forzare la mano, obbligando di fatto Forza Italia e Lega a chiamarsi fuori dall’appoggio a una risoluzione che prevedeva esplicitamente ancora la loro presenza. A mio parere, Draghi ha fatto in modo che non vi fossero le condizioni per poter andare avanti: ha tirato la corda finché si è spezzata».

Forza Italia sosterrà il nome indicato da Meloni per la presidenza del Consiglio?
«È nei fatti, pacta sunt servanda».

Luca Squeri

Quale sarà il ruolo di Berlusconi se il centrodestra otterrà la maggioranza parlamentare?
«Difficile possa rimanere un parlamentare semplice, ma non penso abbia velleità di ricoprire incarichi governativi. Di sicuro è già molto significativo che rientri dalla porta principale del Senato, laddove in maniera improvvida, ingiusta e illegittima fu scalzato. Già questo rende giustizia al torto che gli fu inflitto. Ciò detto, Berlusconi è leader di Forza Italia e fondatore del centrodestra: avrà sicuramente un ruolo determinante affinché tanto la maggioranza quanto la compagine di governo possa fare bene, seguendo i suoi consigli e la sua esperienza».

La giustizia verrà riformata nella prossima legislatura?
«Il tema giustizia è uno di quelli prioritari. Bisogna riformare il sistema, perché la giustizia in questi ultimi vent’anni ha dimostrato troppe falle. La faziosità e l’irresponsabilità di pochi magistrati hanno creato danni enormi alla democrazia».

Lei è il responsabile energia di Forza Italia. Sul tema dell’incremento dei prezzi energetici, è possibile offrire una soluzione solo a livello nazionale?
«Ci sono due livelli in cui giocare la partita. Sul fronte europeo, siamo stati i primi a chiedere di introdurre un price cap, in modo tale che l’Europa faccia “cartello” e dunque – con il proprio potere contrattuale – faccia sì che gli speculatori internazionali non si arricchiscano più come fatto finora. Su quello nazionale, invece, ci sono tanti interventi da compiere. Alcuni sono già stati realizzati, altri ancora no. Per esempio, bene aver annullato gli oneri di sistema. Ma dobbiamo far sì che famiglie e imprese siano effettivamente supportate, affinché non paghino i costi insopportabili e insostenibili che l’energia ha raggiunto».

Il razionamento è un rischio concreto?
«È un rischio laddove la Russia, da un giorno all’altro, decidesse di non fornirci più gas. Mi vien difficile immaginare si arrivi a tanto, perché Mosca farebbe del male anche a se stessa. Se però ciò dovesse accadere, allora chiaramente è nelle corde. Sarebbe un fatto che abbiamo già vissuto in ambito petrolifero negli anni ’70. Ma il nostro Paese ha dimostrato che, in momenti di necessità, sa essere più che responsabile».

Cosa comporterebbe l’eliminazione dell’apporto delle fonti fossili russe per il nostro Paese e per l’Europa?
«Europa e Italia sono fortemente dipendenti dalla Russia per il gas. Ci tengo a ricordare che con Berlusconi al governo l’Italia dipendeva dalla Russia per il 15%. Con Monti siamo arrivati al 25%, mentre con Letta addirittura al 45%. Solo ora – approvvigionandoci da paesi diversi, ripristinando le centrali a carbone e intensificando le rinnovabili – siamo arrivati a una dipendenza di circa il 20%. Chiaro, in caso di stop totale alle forniture saremmo in difficoltà. Ma intanto abbiamo ridimensionato molto la dipendenza da Mosca. Per arrivare allo 0% dovremo però attendere l’autunno del 2023, sempre che si facciano i rigassificatori necessari».

Il Governo ha impedito agli operatori energetici di modificare unilateralmente i contratti di fornitura –anche quelli con le condizioni economiche in scadenza – imponendo il mantenimento dei prezzi sottoscritti dai clienti anche 12 o 24 mesi fa, dunque imponendo agli operatori di farsi carico della differenza generatasi. Un approccio che intendete modificare per il futuro?
«Sarà necessario modificarlo. Quello attuale è una forzatura, che ha come scopo nobile quello di immaginare che i consumatori possano avere un prezzo non modificato rispetto all’impennata dei costi che si sta vivendo. Il timore però, siccome la realtà è più testarda di quello che si vorrebbe, è che a quel punto i fornitori – pur di non fallire e non riuscendo a mantenere condizioni per loro insostenibili – di fatto interrompano il contratto. Ma se falliscono i rivenditori di energia, crolla l’intero mercato e a risentirne sarebbero comunque i consumatori stessi».

La tassa sugli extraprofitti è da innalzare ulteriormente, oppure è da riformulare la logica di calcolo per circoscrivere gli extraprofitti a solo quelli derivanti dalla speculazione sull’energia ed il gas?
«Condivido in pieno il principio su cui si basa la norma. Ma, a mio avviso, è necessario cambiarne il criterio di fondo, perché iniquo e perché non rileva chi ha avuto extraprofitti effettivi. È quindi fondamentale chiarire con quali criteri si individui il reale extraprofitto, che deve conseguire dal rapporto attivo-passivo delle aziende e non dalla comparazione delle denunce IVA».

È da ampliare la platea dei soggetti a cui applicare la tassa sugli extra-profitti?
«Qualsiasi operatore, anche non legato al settore energetico, che abbia avuto entrate tali da consentirgli un extraprofitto dovrebbe concorrere all’attenuazione dei rincari che il sistema sta subendo».

Lei è candidato alla Camera in due collegi plurinominali lombardi. Cosa chiedono le aziende del territorio?
«Il tema principale è il caro bollette, che sta portando a chiusure e rischia di determinarne altre. Confcommercio parla di rischio chiusura per 120.000 aziende e di perdita di lavoro per 370.000 lavoratori. Poi, ovviamente, ci sono anche altri temi strutturali. Dovremo concentrarci, da maggioranza liberale quale siamo, sull’abbassare le tasse e realizzare una seria sburocratizzazione».

Il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia sarà effettivamente una “maggioranza liberale”, come l’ha definita?
«Il centrodestra governa assieme dal ’94 ed è una maggioranza che ha dimostrato di saper governare ad ogni livello istituzionale. Ci saranno confronti interni perché si arrivi, in assenza di accordo unanime, alle soluzioni migliori per il Paese. Per essere telegrafici: Meloni non potrà fare quello che vorrà senza alcun confronto, ma sono certo non sia nemmeno nelle sue volontà. Non sarà una donna sola al comando, perché sarà lei a non volerlo e perché comunque non ci sono le condizioni affinché si realizzi».

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