Politica
Spese militari, un test sulla tenuta del governo
Di Massimo Gentile
Questa mattina Piazza Affari ha aperto registrando il rialzo dei titoli di Leonardo, che ha guadagnato l’1,72% a 9,124 euro. La posizione del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sempre più intenzionato a tenere il punto sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil nonostante l’opposizione del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, sostiene infatti le quotazioni del gruppo della difesa, che rialzano la testa dopo il -2,4% di ieri.
Certo, questo non è l’unico motivo, visto che i sistemi di difesa navale Oto 127/64 LightWeight Vulcano del gruppo sono stati selezionati dal cantiere Damen per equipaggiare le quattro fregate F126 della Marina militare tedesca.
Ma il centro del dibattito politico nazionale in questo momento è focalizzato sull’incremento delle spese militari. Un pomo della discordia atavico, che da anni divide le forze politiche e che ieri sera ha fatto addirittura correre Draghi al Colle dopo la discussione con il presidente del M5S Giuseppe Conte, contrario per il momento all’iniziativa.
Ma gli impegni con la Nato vanno rispettati. E il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè lo spiega in modo perentorio: «Sull’aumento della spesa militare si sta giocando una partita in cui la grande assente è la chiarezza e vedo molta ipocrisia. Il governo Conte aumentò le spese per la difesa e il Pil nel 2020 andava giù a valanga. Oggi stanno smentendo quanto fatto. Quello con la Nato è un impegno non vincolante e che può essere modulato. In questo momento – ha concluso il sottosegretario – bisogna essere uniti». Ma l’unità sembra ancora lontana, con il M5S che anche stamattina per bocca del suo vicepresidente Michele Gubitosa ha confermato la sua posizione: «Troviamo fuoriluogo investire tutti questi miliardi entro il 2024 – ha detto -. Se stiamo parlando di un aumento tendenziale, e di spendere questi soldi entro il 2030 allora è più nelle nostre corde».
I tentennamenti del Pd non aiutano. In un’intervista rilasciata ad Avvenire questa mattina la viceministra degli Esteri Marina Sereni ha spiegato “È giusto aumentare le spese militari, ma tenendo insieme le esigenze di sicurezza di ogni Paese con quella di accelerare sulla politica estera e di difesa comune. Non è l’ordine del giorno sul 2% a determinare le scelte italiane. Ma se diciamo che un impegno internazionale va rispettato per garantire la nostra credibilità, ce n’è un altro da rilanciare con forza: lo 0,7% del Pil da investire in aiuti pubblici allo sviluppo”.
Mentre da Forza Italia Tajani questa mattina dopo l’incontro a palazzo Chigi con Draghi ha tuonato: «Dovrebbe lasciare Conte piuttosto che Draghi. Noi vogliamo che il governo rimanga in sella, sarebbe da irresponsabili far cadere il governo in questo momento».
L’impressione a questo punto è che si vada verso la fiducia sul dl Ucraina, che si vota domani al Senato.