Politica
Sicurezza edilizia, come migliorare le norme: intervista agli On. Terzoni e Sut (M5S)
Di Flavia Iannilli
L’Italia ha una lunga tradizione di utilizzo nell’edilizia di materiali di origine mineraria che ha lasciato poco spazio all’innovazione sul tema della sicurezza antincendio delle costruzioni. La consapevolezza della necessità di coibentare adeguatamente gli edifici nasce sia dalla nuova disponibilità di tecnologie di avanguardia sia dal bisogno di allineare la normativa italiana a quella europea. Ad oggi non esiste ancora una norma tecnica armonizzata per isolanti in facciata.
The Watcher Post ne ha parlato con gli Onorevoli Patrizia Terzoni e Luca Sut del MoVimento 5 Stelle.
On. Patrizia Terzoni
Lei crede che la normativa italiana, in materia di sicurezza antincendio di facciate e coperture, preveda requisiti meno stringenti rispetto a gran parte dei Paesi europei? Nel caso in cui ritenga che sia così, perché?
Oggettivamente siamo indietro rispetto a tanti altri Paesi, che ad esempio rendono obbligatorio il ricorso a materiali incombustibili per determinate tipologie di edifici, mentre in Italia l’uso di quei materiali è soltanto consigliato. È impensabile che non sia obbligatorio utilizzarli negli edifici più alti, oltre i 9 piani, e soprattutto in quelli considerati “sensibili” come scuole, ospedali e simili. L’attuazione della Direttiva 2018/844 ci offre l’opportunità di colmare questa lacuna e di garantire la massima sicurezza ai nostri concittadini: il governo deve porre la massima attenzione a questo obiettivo.
A giugno il Comitato Centrale Tecnico Scientifico ha approvato la Regola Tecnica Verticale dedicata alle facciate e coperture degli edifici. Questo via libera sembra che abbia deluso molti stakeholder i quali si aspettavano regole più stringenti per gli edifici vulnerabili, come quelli di altezza superiore ai 12 metri. Lei cosa ne pensa?
Come accennato, il Movimento 5 Stelle non ha aspettato i drammatici fatti di cronaca per affermare il principio di prevenzione e per proporre misure più stringenti, già lo scorso anno con la proposta parere allo schema di decreto per l’attuazione della Direttiva Ue sulla prestazione energetica nell’edilizia (2018/844) presentata in commissione Attività produttive. Quindi a maggior ragione oggi ribadisco che è quella la strada da percorrere: verificare le falle e le contraddizioni, sciogliere i nodi e proteggere tante vite.
A seguito dell’incendio della Torre del Moro a Milano, crede che siano previste imminenti interventi di natura legislativa sul tema della sicurezza antincendio degli edifici?
Lo auspico. Faremo in modo che questo intervento normativo si realizzi in tempi brevi. Le nostre proposte sono già sul tavolo a disposizione delle altre forze politiche, ora sensibilizzate dai recenti incendi. La volontà politica dunque c’è e su questi temi mi auguro che non ci siano giochi di parte o steccati: la partita si può concludere in tempi molto brevi.
On. Luca Sut
La normativa riguardante la sicurezza antincendio negli edifici risulta essere carente relativamente alla protezione al fuoco dell’involucro edilizio. Lei cosa ne pensa?
È un tema che il MoVimento 5 Stelle non ha mai abbandonato. In queste ore presenteremo un emendamento al decreto Infrastrutture e già lo scorso anno nel parere allo schema di decreto per l’attuazione della Direttiva Ue sulla prestazione energetica nell’edilizia (2018/844) abbiamo affrontato il problema. Ci preme evidenziare la necessità che gli interventi di prevenzione antincendio siano parificati a quelli di efficientamento energetico e, per i nuovi edifici, che il rispetto di queste prescrizioni di sicurezza sia un obbligo cogente. I recenti eventi di Milano e Torino devono essere da monito per i cittadini, per tecnici e progettisti, ma anche per il legislatore ed il governo.
In Italia c’è la coesistenza di due classificazioni al fuoco dei materiali, quella nazionale, entrata in vigore con il DM del 26 giugno 1984 e valida per i prodotti senza obbligo di marchio CE, e quella europea, introdotta con la risoluzione della Commissione 2000/147/CEE dell’8 febbraio 2000, di fatto più stringente ed obbligatoria per i prodotti marcati CE. Come impatta questa compresenza nel mercato dell’edilizia italiano?
Parliamo in ogni caso di una norma di quasi quaranta anni fa. Va da sé che la risoluzione del 2000 è più avanzata e stringente e che la sovrapposizione sia dannosa per il settore e per i cittadini. È un conflitto che va affrontato e risolto in tempi brevi: da parte nostra e per quello che ci compete c’è tutta la volontà di farlo.
Pensa che il processo di revisione normativa che l’Europa ha avviato verso la “sostenibilità” debba comprendere anche la sicurezza al fuoco degli edifici?
Non solo non c’è conflitto tra i due aspetti, ma sono ancorati l’uno all’altro, perché nella nostra visione il concetto di sostenibilità è ampio e include anche la sicurezza delle persone e la prevenzione di danni futuri alla salute e all’ambiente. Detto questo, nel caso di Milano dalle prime notizie sembra emergere che l’origine delle fiamme non risieda nei pannelli isolanti ma in alcune strutture decorative. Qui entra in gioco il criterio di prevenzione: una struttura che ospita decine e decine di famiglie non può essere realizzata, né semplicemente decorata, con elementi che possono innescare grandi incendi come quelli cui abbiamo purtroppo assistito. Per questo lanciamo un appello al governo e alle altre forze politiche: noi siamo pronti ad accelerare nella predisposizione e approvazione di norme in grado di scongiurare che accada ancora.