Politica

Sì alla caccia con l’arco. Ed è subito Medioevo: è caos in Liguria

02
Agosto 2023
Di Gaia De Scalzi

Innovazione e sostenibilità. Due parole diventate oramai chiave per affrontare qualsiasi tema, ma non la caccia. E così, nella notte tra il 25 e il 26 luglio, il Consiglio regionale della Liguria ha votato a favore dell’emendamento – presentato dal leghista Alessio Piana – che inserisce come “strumento venatorio per la caccia di selezione” anche l’arco. Uno strumento, sì, previsto dalla normativa nazionale (legge quadro n° 157 del 1992) ma tutt’altro che innovativo o sostenibile (basti pensare alla sofferenza che una freccia non letale può provocare all’animale).

Infatti, nessuno si sarebbe mai aspettato un “ritorno alla preistoria”, com’è stata definita da molti questa decisione. Eppure, la Liguria non è un caso isolato, come spiega il Consigliere Piana: “Di fatto ci siamo adeguati, così come hanno fatto altre 15 Regioni prima di noi. Non abbiamo introdotto alcuna novità ma solo fatto chiarezza dal punto di vista normativo, anche in funzione del recente decreto del 13 giugno 2023, a firma congiunta del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin e del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che disciplina il piano straordinario per la gestione e il controllo della fauna selvatica nel nostro Paese”.

Di diverso parere, non solo le Associazioni Animaliste, ma anche il Presidente Nazionale della Federazione Italiana Tiro con l’Arco (FitArco – CONI), Mario Scarzella.

«Mi rincresce tantissimo perché reputo l’arco come un attrezzo sportivo e non un mezzo per poter sopravvivere o colpire un animale che poi muore per dissanguamento anche dopo giorni di agonia. Questa è una carneficina. Non ho nulla contro la caccia fatta in modo tradizionale, sia chiaro. Mio papà era un cacciatore. Ma tirare con l’arco è un’altra cosa».

Al di là delle opinioni personali, cosa spinge un Consigliere a presentare un emendamento simile?

«Nella nostra Regione – spiega Piana – stiamo cercando di fronteggiare la peste suina africana. Servivano ulteriori strumenti e interventi per il contenimento della fauna selvatica da parte degli operatori della vigilanza regionale. Ci siamo adeguati così alle disposizioni nazionali. Inoltre, in certi contesti urbani, dove vi sono molti animali cosiddetti confidenti, l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco potrebbe creare problemi, mentre l’arco risulta maggiormente sicuro e consono al contesto urbano».

Ma procurarsi un arco e una freccia è davvero così facile come sembra?

Per esercitare l’attività arcieristica sportiva non serve il porto d’armi, come racconta Scarzella. «È necessario avere un documento per il trasporto dello strumento. Bisogna essere iscritti a un’associazione, dopodiché viene rilasciato il FitArco Pass. Ovviamente non è consentito girare con l’attrezzatura montata né tanto meno tirare ovunque. Ci sono delle aree apposite messe in sicurezza e ben delineate».

Quindi da domani chiunque potrebbe addentrarsi nei boschi con l’arco…

«Quello è bracconaggio, perseguibile penalmente» – avverte Piana. «Qui parliamo di un arco da caccia, ben diverso da quello per uso sportivo. E per detenere un arco da caccia è necessario: un porto di fucile, sottoporsi ogni 5 anni alla verifica dei requisiti psicofisici, avere l’abilitazione venatoria e superare una prova di tiro asseverata da un’associazione. La normativa è molto puntuale anche sulla tipologia di strumento consentito e circa il suo corretto utilizzo».

Niente improvvisazioni, dunque, e nessuna mossa politica ci tiene a ribadire il Consigliere leghista. «Gli arcieri specializzati in questa Regione sono circa una quindicina, anche se vi è la volontà di formare e abilitare all’utilizzo di questo strumento anche gli attuali operatori della vigilanza regionale».

E se la FitArco prova a fare il possibile per scoraggiare la caccia con l’uso di archi e frecce, organizzando competizioni regolamentate svolte nei boschi e con sagome in poliuretano per soddisfare – come racconta Scarzella – «i desideri di alcuni arcieri che vogliono esercitarsi in ambienti e con bersagli differenti dal solito»; Piana, da amministratore, ritiene di aver dato una risposta a un problema sentito dai cittadini, sebbene mai si sarebbe aspettato tanto clamore. «Tutti i colleghi avevano compreso la finalità e la bontà di questo provvedimento, ma evidentemente qualcuno deve averci ripensato».

Tra i “qualcuno”, sicuramente il Consigliere pentastellato Paolo Ugolini che in una nota, in cui definisce il provvedimento “espressione più retriva del mondo venatorio”, ha precisato che: “L’ultima seduta consiliare doveva essere deputata a discutere e votare temi finanziari legati al Bilancio regionale. Non credo sia un limite dell’opposizione ritenere che quanto fatto approvare sia tutto fuorché materia finanziaria”.

Su un punto, tuttavia, molti appaiono dubbiosi: la caccia con l’arco – risalente più o meno al 6000 A.C. – può essere ancora definita “una moderna tecnica venatoria […] estremamente efficace, ecocompatibile, etica […] quindi una validissima alternativa all’uso della tradizionale arma da fuoco”? (estratto dalle Linee guida ISPRA per la gestione degli Ungulati, Cervidi e Bovidi).

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