Hanno inevitabilmente destato curiosità in rete, diventando virali, i clippini video risalenti a qualche anno fa in cui molti esponenti dell’attuale centrosinistra, oggi impegnati a sparare a palle incatenate contro l’autonomia differenziata, a suo tempo ne tessevano invece un caldo e appassionato elogio.
E – non dispiaccia agli interessati – appaiono un tantino acrobatiche, per non dire patetiche, le precisazioni di oggi, imposte dalla riemersione di quell’imbarazzante materiale di repertorio: “Ma no, quell’autonomia era diversa, era tutt’altra cosa”, e via elencando trascurabili dettagli che – nella ricostruzione postuma degli acrobati – avrebbero reso meravigliosa la loro autonomia e fanno invece di quella attuale proposta dagli avversari un abominio.
Inutile dire che scenette e sceneggiate come questa non giovano alla già barcollante credibilità della nostra politica. Ma – a ben vedere – c’è qualcosa di ancora più preoccupante, ed è la sempre più impraticabile prospettiva di una qualsiasi mediazione tra schieramenti opposti.
Perfino su un tema istituzionale, perfino su una materia oggetto di intervento – nel tempo – da parte delle due diverse coalizioni, perfino su questo, ogni dialogo è impossibile. Non conta più il merito delle questioni, ma solo la necessità inderogabile e insopprimibile della contrapposizione.
Se il nemico è descritto con caratteri mostruosi, la conseguenza “logica” è esattamente questa: nulla può essere condiviso, pena il rischio di contaminazione e la perdita della purezza, che sarebbe duramente sanzionata dalla propria curva. Le cose vanno così, ormai, pressoché senza eccezioni. C’è però da dubitare che questa deriva produca effetti minimamente costruttivi.