Domenica si sono chiuse le urne delle elezioni Europee e tra 2 giorni inizierà ufficialmente il G7 presieduto dall’Italia. Due momenti che vanno a racchiudere l’anniversario di chi questi momenti li ha vissuti tante volte da protagonista, Silvio Berlusconi.
Sei elezioni europee e ben tre G7 presieduti hanno segnato la storia politica italiana ed è già passato un anno da quella mattina quando un lancio di agenzia annunciò la morte di un grande protagonista della vita italiana. Sarebbe contento, Berlusconi, dell’apprezzamento per la sua creatura, Forza Italia, per i voti presi, nel solco della tradizione liberale e atlantica che lui aveva disegnato e che bene ha descritto nei suoi ultimi giorni di vita, così come si può leggere negli scritti postumi pubblicati da Paolo Del Debbio nel suo libro “In Nome della Libertà” (Edizioni Piemme).
Così come sarebbe contento, nel complesso del successo di quel centrodestra che lui ha inventato e ha pervicacemente portato avanti per quasi 30 anni. Ma sarebbe contento anche del successo di Giorgia Meloni ed Elly Schlein, lui che per primo ha messo il suo nome nel simbolo elettorale, lui che ha sempre puntato sul bipolarismo.
Il 13 giugno si apriranno i lavori del G7, uno dei momenti in cui lo charme di Berlusconi rifulgeva, come anche raccontato da Tony Blair nel suo libro “Un viaggio”. Sarebbe piaciuto al Cavaliere presiedere un G7 col vento in poppa delle elezioni vinte, un G7 complesso con scenari di guerra molto pesanti e la presenza del Santo Padre, avrebbe usato le sue doti di mediatore per tentare di risolvere le tensioni. E gli sarebbe piaciuta la riforma della giustizia a cui si è avvicinato tante volte, senza riuscire a compierla compiutamente. Così come avrebbe votato convintamente il Premierato, sistema che dovrebbe superare le difficoltà decisionali del Presidente del Consiglio, uno dei suoi crucci da sempre.
Ciò che resta di lui è nella sua creatura politica e nella sua azienda che continua a crescere. Oltre che nel ricordo di chi lo ha conosciuto.