Politica

Caso Santanchè, il M5S deposita la mozione di sfiducia

20
Gennaio 2025
Di Giampiero Cinelli

Il Movimento 5 Stelle ha depositato alla Camera e al Senato una mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè, rinviata a giudizio a Milano per concorso in falso in bilancio nell’ambito dell’inchiesta su Visibilia, azienda ora in liquidazione, di cui la ministra era presidente e amministratrice delegata prima di entrare al dicastero. «Torniamo a chiedere ancora una volta che la ministra Santanchè lasci il suo incarico e per questo abbiamo depositato, sia alla Camera, sia al Senato, una mozione di sfiducia individuale. Il rinvio a giudizio della ministra evidenzia per l’ennesima volta l’inopportunità politica e la gravità della sua condotta. Il Parlamento ha il dovere di non chiudere gli occhi davanti a comportamenti di questo tipo», hanno scritto in una nota i capigruppo M5S di Camera e Senato Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli.

Tra le fila dell’opposizione non è solo il Movimento ad esprimere severità. Nicola Fratoianni di Avs, appoggiando l’idea delle dimissioni, ha detto: «Chi rappresenta lo Stato non può stare in una condizione del genere […] Ne chiediamo le dimissioni immediate  dal governo Meloni. Su questo abbiamo raccolto oltre 50mila firme di  cittadini. È una questione di dignità e rispetto delle Istituzioni. E se Santanchè non ha la sensibilità e la responsabilità di assumere questo gesto a tutela dell’ onorabilità dello Stato, tocca alla  Presidente del Consiglio Meloni assumersi la responsabilità. Le istituzioni non sono il salotto di casa propria e vanno rispettate».

La palla infatti ora passa a Giorgia Meloni, che fin ora era stata cauta ma aveva detto nella conferenza stampa di inizio anno che avrebbe valutato anche l’ipotesi di chiedere a Santanché un passo indietro nel caso fosse stato notificato il rinvio a giudizio. «Non sono la persona che giudica queste cose prima che accadono, vediamo cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente con il ministro», sono state le sue parole davanti ai giornalisti.

Chi invece non ha mai pensato nemmeno un attimo di dimettersi è proprio Daniela Santanché, che per adesso si è difesa mediaticamente, screditando la natura delle accuse e del processo a cui andrà incontro. L’aula di Tribunale si aprirà il 20 marzo, quando l’esponente di Fratelli D’Italia risponderà dell’accusa di falso in bilancio operato tra il 2016 a e il 2022. La scelta sarebbe stata dettata dall’obiettivo di nascondere ingenti perdite. Un approccio che però ha portato con sé ulteriori ricadute, visto che Santanché è stata indagata anche per truffa ai danni dell’Inps. La fattispecie, per cui è stato chiesto un altro rinvio a giudizio il 29 gennaio verrà stabilito se a occuparsene sarà la Procura di Milano o Roma è l’uso della “Cassa Covid” durante la pandemia per 13 dipendenti, i quali dunque sarebbero figurati in cassa integrazione ma a loro insaputa mentre continuavano a lavorare in smart working.

Daniela Santanchè ha ricevuto supporto dai partiti della maggioranza: «Si è colpevoli dopo tre gradi di giudizio, non prima: ribadiamo la fiducia al ministro Santanchè», ha scritto in una nota la Lega.