Politica
Governo e legislatura esauriti (con un anno di anticipo…), clima mefitico, urge sfida di idee
Di Daniele Capezzone
Resta probabilissimo (ma non certo) che la legislatura duri fino alla fine naturale, quindi fino al primo trimestre del 2023.
Eppure, considerando le plurime incognite del voto per il rinnovo della Presidenza della Repubblica, si avverte una sempre più diffusa sensazione di “fine corsa”.
Il governo ha esaurito la sua spinta propulsiva. Potrà durare per altri 6 o magari 14 mesi, ma l’impressione è che, a partire da chi lo guida, tutto giri intorno a campagna vaccinale, varo iniziale del Pnrr (non sua implementazione fino al 2026) e manovra. Come dire: il 31 dicembre il sipario cala. E se consideriamo l’evanescenza di una buona metà dei ministeri (sia a guida tecnica che a guida politica) la sensazione si irrobustisce.
Spostando la telecamera sul Parlamento, lo sconforto cresce ancora: un autentico suk in vista del gran bazar del Quirinale, in cui chi detiene (o pensa di detenere: puntualizzazione tutt’altro che irrilevante) dieci voti, ha spesso già aperto trattative multiple.
L’economia reale, intanto, ha un andamento asimmetrico. Non ci si illuda per i numeri del Pil: assai lontani dalla realtà di moltissimi autonomi, partite Iva e piccolissime imprese in drammatica crisi di liquidità.
Intanto, imperversa una emergenza sanitaria gonfiata senza ragionevolezza e spesso senza motivo, considerando i dati ancora molto bassi (e quindi confortanti) dell’occupazione delle terapie intensive.
Tutt’intorno, il clima è mefitico: tra l’alea giudiziaria sempre incombente su ogni protagonista, i dossieraggi ormai nemmeno occultati, e un’atmosfera mediatica dominata più da livori e regolamenti di conti che da dibattiti di idee.
La sensazione è che i dirigenti del centrodestra (e cioè quelli che per primi farebbero bene a non farsi intrappolare dalla palude del day by day, assai più congeniale al Pd e ai suoi alleati, spesso abituati a fare a meno del consenso senza con ciò rinunciare alle leve del governo) stiano smarrendo la percezione di ciò che a loro stessi converrebbe di più: una riflessione di fondo sugli elettori da rappresentare, sui messaggi da trasmettere, sulle priorità da incardinare. E intanto il tempo scorre.