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Rigassificatori, il M5S cambia rotta. De Santoli: «Basta no a priori. Sì, se rispettano l’ambiente»

08
Settembre 2022
Di Barbara Caracciolo

Il M5S cambia rotta sui rigassificatori. In realtà cambia proprio approccio politico ad alcune tematiche. Basta essere etichettato come partito del no a priori. Livio De Santoli, candidato di punta del M5S nel collegio plurinominale e uninominale Lazio 1, lo ha spiegato oggi nella sua intervista per The Watcher Post: «Basta con i no a priori, come nel caso dei rigassificatori. Occorre sempre in ogni attività economica pubblica o privata considerare preliminarmente il criterio di non arrecare danno all’ambienti. La modifica dell’art.41 della Costituzione lo dice chiaramente. Quindi solo se rassicurati sull’impatto ambientale e sulla equità degli oneri di compensazione possiamo essere favorevoli ai rigassificatori galleggianti già approvati».

Energia, conversione alle rinnovabili
«La diversificazione del gas non è stata fatta assennatamente in Italia e le tempistiche rispetto alla sostituzione del gas russo non sono rapide, ci vorrà tempo» ha detto Livio De Santoli. «Quello che manca è prendere atto che la soluzione più opportuna è quella della sovranità energetica, noi ancora traccheggiamo. L’unica conversione utile è quella alle rinnovabili».

Estendere i contratti del GSE con impianti incentivati
«L’Ue e l’Italia non hanno preso provvedimenti sui prezzi dell’energia, bisogna subito modificare il mercato dell’energia, che ha una regolamentazione vecchia di 23 anni. Non è pensabile, ad esempio, che una fonte energetica che non ha un costo marginale sia omologata a fonti che lo hanno e non è opportuno che nella formulazione del prezzo non si tenga conto di queste differenze» ha spiegato Livio De Santoli. «Il disaccoppiamento tra le rinnovabili e le fossili si doveva fare prima – ha concluso -. Il Gse ha la possibilità di fare contratti a tre anni con gli impianti incentivati, concordando un prezzo per tre anni. La mia proposta è di estendere tali contratti nel tempo e anche ad impianti non incentivati: il ritiro del gse dell’energia rinnovabile sarebbe fatto a un prezzo calmierato, in modo da ridurre il gap tra prezzo di mercato e prezzo a cui viene acquistata l’energia».

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