Politica
Riforme, manovra, regionali: tutti i nodi rinviati a settembre, ma anche settembre arriva presto…
Di Daniele Capezzone
No, questa piccola rubrica non si sogna nemmeno lontanamente di avvelenare agli altri la pausa di Ferragosto, proiettando un velo di malinconia oltre il tradizionale break di piena estate.
E però da troppe settimane la politica italiana sembra avere l’aria di chi desidera solo sgomberare frettolosamente la scrivania, sbrigare giusto le pratiche più urgenti, rinviando lo scioglimento di tutti i nodi più intricati ad un imprecisato momento successivo.
Occhio però: settembre arriva presto. Un tempo si diceva: e arriva pure la prima rata del riscaldamento da pagare, alludendo a un onere immediato per un beneficio di là da venire.
Settembre rappresenterà per tutti (governo in primis) un test difficile: la preparazione della manovra (facile se sarà poco ambiziosa, ben più impegnativa se auspicabilmente si tenterà un taglio di tasse), la prospettiva di tre elezioni regionali in salita per il centrodestra, il cammino da comprendere delle riforme costituzionali su premierato e giustizia. E su tutto la sensazione di una legislatura stanca, pericolosamente entrata in fase di stasi, senza una prospettiva chiara né da un lato né dall’altro dello schieramento politico. Gli uni (a destra) inceppati e impacciati nel cammino riformatore, gli altri (a sinistra) imprigionati in una dimensione “destruens”.
Senza considerare le tensioni che inevitabilmente saranno innescate da due guerre aperte e una campagna elettorale USA carica di veleni.
Forse era il caso di partire per le vacanze – dal punto di vista dei nostri partiti – con più compiti a casa già svolti. A settembre l’impatto della ripartenza rischia di non essere affatto morbido.