Politica

Rifiuti romani, il metodo “O’ famo strano” ha le ore contate. Termovalorizzatore? Le ragioni del sì

19
Luglio 2023
Di Pietro Cristoferi

Campidoglio, mentre su Roma si abbatteva il caldo torrido con l’allerta rossa dei 42°, nella sala della Protomoteca del Comune capitolino si svolgeva ieri l’incontro voluto dagli esponenti di Italia Viva Roma sul futuro della gestione dei rifiuti. Il focus principale: la politica sui rifiuti, vittima di insuccessi che si sono succeduti negli anni. Quindi occorre cambiare passo. Anche per questo si cavalca la sfida del termovalorizzatore.

Tra gli ospiti i maggiorenti romani di Italia Viva, quelli locali come Luciano Nobili e Marietta Tidei, del Consiglio regionale del Lazio, Francesca Leoncini e Valerio Casini, del Consiglio comunale, e quelli nazionali quali le onorevoli Raffaella Paita e Maria Elena Boschi. 

Ma anche esponenti tecnici come Simonetta Tunesi, chiamata dal sindaco nella struttura commissariale per il Giubileo a gestire il tema rifiuti ed economia circolare, e Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente, da sempre impegnato nelle battaglie per il Sì al termovalorizzatore a Roma.

Il tema è molto chiaro secondo gli esperti: per anni Roma è sopravvissuta conferendo tutti i propri rifiuti nella discarica di Malagrotta. Una volta chiusa si è creata una voragine nel sistema di raccolta che conseguentemente ha creato un intricato e contorto sistema di smaltimento degli stessi, tutto per sopperire alla chiusura della discarica che per anni aveva servito la città e i suoi tre milioni di abitanti.

Il sindaco Gualtieri, presente all’iniziativa, raccoglie la sfida che proviene dai renziani e spiega: «Il termovalorizzatore ci sarà nel 2026. È un impianto indispensabile per colmare il gap rispetto alle altre capitali. Roma non può permettersi di spendere cifre enormi per mandare i propri rifiuti in giro per l’Italia e l’Europa». Difatti questo contestano i presenti a chi si oppone al termovalorizzatore: attualmente, infatti, il ciclo di smaltimento dei rifiuti di Roma è altamente inquinante in quanto comporta addirittura la vendita degli stessi ad altri paesi europei. Anche volendo innalzare l’efficienza del riciclo da parte dei cittadini romani incentivando comportamenti virtuosi, ci sarà sempre una quota parte di questi rifiuti che sarà indifferenziata e che quindi il termovalorizzatore potrebbe accogliere e trasformare in energia per la città.

Lo stesso Chicco Testa lo ripete da tempo e lo ha ribadito anche ieri. Del resto lo chiariva anche in una revente intervista, in cui spiegava che la possibilità di riciclare il 100% dei rifiuti non esiste, per leggi fisiche e per leggi della termodinamica: «E quindi è chiaro che nel nostro futuro ci dovrà sempre essere uno spazio per le discariche e i termovalorizzatori. Questi ultimi non si limitano a bruciare i rifiuti, ma dai rifiuti estrapolano energia elettrica e calore, non sono più gli inceneritori di una volta. La Lombardia ne ha 13, l’Emilia Romagna 7 e sono le regioni che hanno la più alta percentuale di raccolta differenziata e riciclaggio. La parte che si può riciclare si ricicla, l’altra va in discarica o termovalorizzatori. I paesi evoluti riciclano e bruciano, mentre i paesi meno evoluti mettono in discarica. L’Italia è divisa in due: al nord riciclano e bruciano, dalla Toscana in giù cominciano i problemi».

Il punto più dolente è la collocazione del termovalorizzatore: «Lo faremo in una zona industriale avendo la possibilità di portare i rifiuti nell’impianto con la ferrovia – ha assicurato il sindaco – eliminando il trasporto su gomma che può essere un fastidio per l’inquinamento. Dal punto di vista ambientale la nostra è una soluzione vantaggiosa e che produce energia».

Insomma fino ad oggi a Roma il tema dello smaltimento dei rifiuti è ispirato a “’o famo strano”, ma il progetto del termovalorizzatore potrebbe invertire la rotta su questo problema.